WOLVES IN THE THRONE ROOM, “Celestial Lineage” (Southern Lord, 2011)

2 Comments

  • Anacleto
    Posted 02/10/2011 at 14:35

    Non capisco questa attenzione sul black americano di seconda generazione, sarà che il panorama indi tradizionale ristagna, sarà che le fighette si sono accorte che la maglietta nera con un logo metal alla cazzo di cane e i leggings fanno la sua figura, o sarà come sempre solo colpa di pitchfork.
    Il vero problema è che questa roba manca di serietà a livello compositivo, e i vari innesti ambient/shoegaze servono solo a riempire i buchi.
    Questo disco ne è un esempio lampante, altro passo falso dopo le prime due (una e mezza?) relativamente promettenti uscite dei wolves, consacra ormai la loro carriera al riempimento della fetta di mercato dell’hipster poser ignorantissimo sul metal. Percui un tour (e i 20 euri che mi inculeranno perchè tanto cazzo ci sarà da fare di più interessante quella sera), approcci con la tizia con la maglietta dei mayhem e le zeppe di 15cm e qualche decina di megabytes ristagnanti sul pc, poi il dimenticatoio come è giusto che sia.

    La retta via in questo genere è un’altra:
    http://www.youtube.com/watch?v=OF4qibYsl9Q
    Oppure mi ascolto i cani.

  • lorenzo centini
    Posted 02/10/2011 at 21:44

    ciao Anacleto. se ti farai inculare 20 euri vorrà dire forse che i wittr non sono così male, oppure che il produci-consuma-crepa avrà infettato anche te…
    comunque, io prima di rivolgere la parola a una con la maglietta dei mayehm ci penso ancora due volte e continuo a preferire gli ultimi due dischi dei wolves proprio perché non sono più in un’ottica prettamente metal e hanno quella schiettezza e semplicità che per te è mancanza di “serietà a livello compositivo”. e poi a me piacciono e se dietro c’è pitchfork, pazienza.
    comunque la tua opinione è ovviamente legittima (apprezzerai la gentile concessione da parte mia…) e credo che non siano in pochi a condividerla.
    magari ti viene voglia di aiutarci a coprire meglio il settore scrivendo qualche pezzo per kalporz. soprattutto se, come sembra, non sei di quelli che parlano di metal come se andassero alla guerra santa.
    ciao.

Leave a comment

Se potessi ripercorrere in un attimo, nuotando controcorrente, le rapide di questo fiume oramai giunto al suo estuario, nella estrema fissità di questo mio prossimo viaggio nella noia orizzontale, sceglierei gli anni in cui la volta celeste non era altro che un enorme lenzuolo fatto a cielo e la luna una palla polverosa gettata nel vuoto e catturata con le unghie dall’egoismo del pianeta Terra. E noi, bimbi, cadevamo con essa per sempre, aggrappati in un infinto sprofondo gli uni agli altri, grazie a un gomitolo di lana nera. I grandi dimenticarono in fretta di avere un mondo con certe stelle enormi, sopra il capo, da osservare, mentre noi sacrificavamo la nostra noia migliore per costruire ponti sospesi nello spazio che ci allacciassero a un’agognata luna. La dipingemmo butterata e funesta, con maremoti sulla superficie di un ponto che non era mai tranquillo, ma tutta una schiuma fremente di gorghi e mostri marini. Nuovi esseri di ordinaria malinconia calpestavano un tappeto soffice come zucchero filato sparso su una teglia, in cui si radicavano piante cresciute dolci come torroni. Altre volte immaginammo un balzo da gigante come in mongolfiera, le tante mongolfiere tipiche di una domenica d’estate, un balzo che ci consentisse di fuggire all’avarizia terrestre e alle sue costrizioni. In anni in cui razzi enormi arrugginivano in volo, pensammo a uno sgangherato proiettile cavo sparato negli occhi della luna come nei film dei Meliès, in cui potessimo accovacciarci per il viaggio, assieme ai nostri migliori amici. Ma poi venne il tempo di un leggero disincanto, e, anche sognando a occhi aperti, non potevamo far altro che immaginarci tute e scafandri e missili scagliati a violentare qualche nuovo cielo. E poi, al ritorno, schivare incredibili uragani e tempeste, per posarci placidamente in un mare che ci accogliesse come un telo. Eravamo certo molto giovani e molto felici e pensavamo, con rabbia, di non dover invecchiare mai. (Matteo Marconi) Le puntate precedenti Back To The Future Vol. 9 - Stuart Adamson morì nel 2001 e nessuno ne parla più Back To The Future Vol. 8 - I Vines e il Verona dell'84-'85 Back To The Future Vol. 7 – “I figli degli operai, i figli dei bottegai!” Back To The Future Vol. 6 - Ekatarina Velika (EKV) Back To The Future Vol. 5 - Gli Air sul pianeta Vega Back To The Future Vol. 4 – “Stay” e gli angeli degli U2 Back To The Future Vol.3 - La lettera dei R.E.M. e di Thom Yorke Back To The Future Vol. 2 – Massimo rispetto per i metallari (1987-89) Back To The Future vol. 1 – L’estate di Napster 14 settembre 2010