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C’è chi li ha paragonati ai Nirvana, altri hanno tirato in ballo gli Hüsker Dü, altri ancora hanno chiamato in causa i Dinosaur Jr., ma alla fine la critica è stata concorde nell’eleggerli capofila della bulimica scena noise-pop contemporanea, alla guida di un ricco plotone di imberbi giovincelli, cresciuti a pane e fuzz. Quel che certo è che i Male Bonding, terzetto di musicisti fai da te proveniente da Londra, la benedizione della stampa di nicchia ed i paragoni importanti se li erano senza dubbio meritati, dando alla luce un anno fa un album d’esordio eccellente, pieno zeppo di riff graffianti e di hooks assassini. Sogno divenuto realtà di coloro che agognano la rabbia del noise e del punk senza voler rinunciare alla melodia, “Nothing Hurts” srotolava intricate armonie pop su un tappeto di feedback e pungenti stop and go ritmici, che trovavano la loro compiutezza in 13 divertissement che raramente superavano i 2 minuti e mezzo di durata.
Attesi al varco con i fucili puntati da tutti quelli che li avevano etichettati come un mero hype, i Male Bonding si rifanno vivi dopo appena un anno con il loro secondo full-lenght, che conferma l’ispirazione compositiva del trio britannico, mettendone in luce però anche alcune pecche, dovute, ci si augura, alla fretta di dare alle stampe un seguito all’acclamato album d’esordio. Volendo partire proprio dai difetti di questo “Endless Now”, non si può non segnalare la presenza in scaletta di almeno un paio di riempitivi (l’opaca “Before It’s Gone” e il college pop della finale“Dig You Out”), oltreché la propensione (già mostrata a dire la verità in “Nothing Hurts”) a riproporre in più di un brano le consuete ritmiche aggrovigliate. Anche l’immediatezza fa un po’ difetto a “Endless Now”, cosa che potrebbe far gridare al tradimento chi si aspetta di scovare dei gioiellini ardenti come le precedenti “Crooked Scene” e “Weird Feelings” già dopo i primissimi ascolti.
Se però la Sub Pop ha deciso di puntare tutto o quasi su questi tre musicisti con l’aria da outsider e chili di pedali sempre al seguito un motivo ci sarà. La seconda fatica dei Male Bonding mostra infatti un’innegabile maturazione della band, quasi come se la produzione più accurata ed il processo di (sensibile) pulizia sonora abbiano reso i contrasti della loro musica più pronunciati, approfondendone contemporaneamente i contenuti. Non mancano i fuochi d’artificio (su tutte l’opening track “Tame the Sun” e la nevrotica“What’s That Scene”), né i fantasiosi cambi di ritmo che, sotto le solite tonnellate di feedback, rendono l’ascolto di “Endless Now” agile e godibile. Il meglio però i Male Bonding lo danno quando provano ad avventurarsi in territori inconsueti, ora mescolando le abrasive chitarre con diafane linee vocali (“Carryng” e soprattutto la bella “Seems To Notice Now”), ora azzardando inconsuete deviazioni folk-dreamy (vedere la ballata acustica “The Saddle” o i vagheggi della macisiana “Can’t Dream), ora lasciando fluire liberi gli impeti shoegaze (“Bones”). E’ proprio con “Bones” che arriva la sorpresa più grande, per un pezzo che, invece che sulle consuete giravolte ritmiche, si distende su un lacerante muro sonoro, raggiungendo inaspettati picchi d’urgenza melodica nella coda finale.
Benché possa sembrare azzardato come paragone, i Male Bonding di “Endless Now” a tratti fanno saltare alla mente i ben più trascendentali Deerhunter, che sebbene volino ad anni luce di distanza, hanno in comune la capacità d’incidere una luminosa scia melodica in una galassia di stridori e riverberi. Pare essere proprio questa la via da percorrere per il complesso britannico, che dovrà decidere se rimanere tra le band guida di un genere musicale oltremodo saturo (e con ingombranti mostri sacri con cui fare i conti) o se proseguire il timido ma brillante rinnovamento intrapreso in alcuni brani del loro nuovo album.
72/100
(Stefano Solaro)
10 ottobre 2011