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Le trasferte in Mali di Chris Eckman hanno prodotto meraviglie e restituito all’autore “quel tocco” che sembrava perso. Si può questionare quanto si vuole sull’opportunità e le motivazioni del ritorno dei Walkabouts, ma sarebbe tempo sprecato. E’ che in “Travels In The Dustland” non c’è nulla di “esotico” (aldilà del titolo in effetti), nessuna strizzata d’occhio a trend particolari o ad epifanie personali che non rimandino ad altro che ad una ritrovata alchimia compositiva ed esecutiva, in perfetta continuità concettual/musicale con quanto hanno realizzato durante il loro “momento”.
Basta lo zefiro angelico della voce di Carla Togerson poi, posto lì, in partenza, con “My Diviner”, a chiarificare che dopo “Acytelene” c’è di nuovo una storia che vale la pena raccontare. Agli storici Michael Wells, Glenn Slater e Terri Moller si è aggiunto il chitarrista Paul Austin (Willard Grant Conspirancy e Transmissionary Six) il quale aggiunte spunti e linee chitarristiche che permettono a Chris di dedicarsi al cantato, più roco e allo stesso modo profondo del solito, agli intrecci vocali con Carla – brividi forti in “They Are Not Like Us” – fondamentali per un’interplay che appare di nuovo fresco, nonostante il disco verta sempre sui canoni del folk/rock da lande sconfinate, intrecci roots con efficaci folate di dream pop a punteggiare di gentile luminescenza le melodie.
E’ evidente, insomma, come la necessità di dare sfogo ad un’urgenza creativa mai sopita davvero prevalga su tutto: è solo maturata evitando di passare per case di riposo e i comodi crocicchi del passatismo.
75/100
(Giampaolo Cristofaro)
22 dicembre 2011