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L’idea dell’accoppiata Bugo-Verdena si rivela tutto sommato una cappellata. Due mondi piuttosto differenti e inconciliabili. Emblematiche le intenzioni di Alberto quando dedica al cantante trecatese “Scegli me”: “io non posso credere di averti qui con me, in un mondo che non vuoi”. Più emblematico ancora il suo sorriso nel ribadire la dedica, ricordando le esperienze zen di Bugo. Costui s’introduce niente male. Il suo show fatto di smorfie, salterelli e posizioni studiate, risulta persino simpatico a un pubblico non proprio attento al tipo di sound. Ma dopo le prime due/tre canzoni, ai piedi del palco inizia presto a diffondersi una certa insofferenza. Stati di ansia e giramenti belli e buoni. Bugo non sa “dove ha messo il ggeell”. Bugo “si rompe i coglioni” (e non è il solo). Bugo ricorda che “c’è crisi”. Poi toglie il disturbo, ringraziando di averlo ascoltato. Di lì trascorrono una ventina di minuti, il tempo di smontare e rimontare, che i Verdena sono già in scena con “Fluido”, e i primi storcimenti di naso del leader. Manco a dirlo, qualcosa sembra non andare: è la volta del basso di Roberta. I tecnici entrano in scena con le loro lucine tra le pedaliere e un amplificatore, in cerca del problema. Le incertezze tecniche si ripetono più in là, eppure questa ha tutta l’aria di essere una delle migliori performance della band. Nora, da dietro la sua videocamera, non se ne perde un attimo (il piccolo Tobia sarà già a nanna, a quest’ora).
Il tour volge al termine. I ragazzi intravedono finalmente la luce, dopo un anno intero in giro per lo stivale, più il mini tour estero (Amsterdam, Berlino, Colonia, Bruxelles, Londra) e la tappa allo Sziget Festival di Budapest. Chitarre al cielo su “Tramonto”, psichedelia che avvolge più che mai l’emisfero del palazzetto. Alberto si presenta in camicia. A modo suo, è in serata di grazia. Non se la prende troppo per le false partenze (su “Sorriso in spiaggia” e “Badea blues”), grida, strepita, incita i ragazzi a emettere dei diabolici “biiiii” sul finale di “Don Calisto”. La scaletta propone molto materiale del primo periodo (“Mu”, “Miami Safari”, “Dentro Sharon”, “Elefante”), e quando i Verdena agiscono così sanno bene di accontentare ancora una consistente parte di pubblico.
“Wow” è l’album che dà una svolta definitiva al loro percorso, a una produzione che inizia a gravare sulle scelte. I vecchi fan sono indissolubilmente legati ai dischi che precedono “Requiem”, i nuovi stimatori stentano un po’ a farsi avanti proprio per questa “macchia” di gioventù. Ora ci sarà tutto il tempo per valutare e tradurre in musica la riflessione. Ultima tappa prevista, il 27, al Bloom di Mezzago. Ciao, Bugo.
(David Capone)
19 dicembre 2011