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In questi giorni la luna aveva un sorriso beffardo, la classica falce non era di lato bensì nella parte inferiore, e sembrava che il satellite terrestre ci guardasse e aprisse di poco la bocca per dirci qualcosa. Ecco, quest’immagine la associo in modo netto al secondo album pubblicato dalla band napoletana The Mantra ATSMM, ma non perché la luna è citata nel loro nome (The Mantra Above The Spotless Melt Moon), piuttosto perché è la loro musica che è sostanzialmente lunare.
Una psichedelia delicata e adagiata su arpeggi post-rock, latamente parente di un approccio shoegaze senza le dilatazioni effettistiche e con piccoli inserti elettronici: The Mantra ATSMM vivono in crepuscolo sonoro sognante in brani come in “The Wolf” o “Blue Army”, ma allo stesso tempo non lesinano le energie di canzoni più veloci e coinvolgenti come “Trieste”. Un gruppo che non pare italiano (e infatti pubblica con una label inglese, la RareNoiseRecords) che è un piacere da ascoltare, e che è riuscito a registrare un disco compatto, con uno stile, significativo. L’ascolto inizia e si viene catapultati in un loro universo, nella loro prospettiva, come se si stesse a rimirare la Terra dalla luna, appunto.
“Ghost Dance”, e lo dice pure il titolo stesso, non è una passeggiata, mette in scena fantasmi che aleggiano e interpellano, ballate dense e intime (“Fast Forward” è quasi un capolavoro), non è un disco da mettere su ed ascoltare distrattamente. Ti richiama, e sembra che ti ponga delle domande.
O, forse, semplicemente sorride beffardamente.
(Paolo Bardelli)
77/100
26 febbraio 2012