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I Lambchop e il signor “cappello yankee forever” Kurt Wagner sono parte della storia di ciò che si può considerare americana, alt.country o folk americano denso di amara sobrietà e morbidezze sonore jazzy da sottigliezza compositiva. Ecco, in tutto ciò, il pericolo è sempre stato quello di risultare stucchevoli e scadere nel noioso, nel ripiegare continuamente su stessi e risultare ombelicali.
La differenza tra lo storico capolavoro “Is A Woman” (o “Nixon”, a seconda dei gusti) e altri successivi lavori, come “Damaged” o “OH (Ohio)”, sta proprio in questo. Mai un testo che sia meno che sentito, ma la musica attorno deragliava verso il ruolo di sfondo o, peggio, di sottofondo. Che “Mr. M” sia un ritorno a vette importanti lo si riconosce, quindi, in momenti come la svolta della melodia vocale che si sposa al testo toccante e tagliente nel mezzo di “Gone Tomorrow”, per poi cambiare rotta sospinta da un intermezzo d’archi – di nuovo protagonisti come non accadeva da troppo tempo e sempre arrangiati da Stopschinsky – e pianoforti che sospendono l’emozione per sospingerla di nuovo in territori psych/elettronici, nonostante l’impronta acustica dell’espressione artistica di Wagner sia la regina. Segue “Wet” e, nonostante la durata, si fa beffe del pericolo citato poco su ed è l’inizio di una serie di pezzi che conquistano con le idee, con scarti emotivi anche minimi, ma cesellati come si deve, incastonati in un immaginario classico in modo tale che ne esca rinforzato e capace di catturare davvero i cuori di chi ascolta.
“Mr. M” è dotato di una complessità di intenti resa in termini di semplice efficacia di scrittura, con la risonanza del tema del ricordo protagonista concettuale del disco, in ogni sottigliezza sonora di cui è ricco l’impasto di ogni canzone: in quelle stile soundtrack come “Gar”, nell’eloquenza drammatica di “Nice Without Mercy” e “Buttons” o nell’efficacia catchy (!) di “The Good Life (Is Wasted)”. Inaspettato.
75/100
(Giampaolo Cristofaro)
20 marzo 2012