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La storia del rock è a volte davvero strana: spesso suonare davanti a poca gente non equivale a un fallimento. Così si può considerare positivo anche il live romano dei Royal Baths alla Locanda Atlantide, pur davanti solo a una quarantina di persone scarse. Per la verità durante l’esibizione del gruppo spalla il locale di San Lorenzo era appena più gremito. I Big Sir, progetto del bassista dei Mars Volta Juan Aldrete, hanno evidentemente esercitato un fascino maggiore del quartetto di San Francisco. La verità è che comunque si trattava di un’ottima occasione per vedere all’opera due buoni gruppi americani. I Big Sir hanno attinto soprattutto dal nuovo disco “Before gardens after gardens”, mettendo in mostra, oltre a loop e campionamenti, anche e soprattutto la voce della cantante Lisa Papineau. Un mix tra trip hop classico e follie sonore più electro oriented ha permesso lo svolgersi di un set piacevole.
E’ poi la volta dei Royal Baths che danno inizio a quello che ci si potrebbe aspettare dopo aver sentito il disco di debutto “Better luck next time”. Una tempesta di feedback chitarristici e distorsioni che creano un muro sonoro incisivo ed ipnotico. A cavallo tra psichedelia, stoner e desert rock, la scaletta dei quartetto statunitense scorre via senza intoppi catturando subito l’attenzione dei pochi presenti in sala. Non hanno nemmeno bisogno di molti tempo per carburare i Royal Baths. Nel giro di pochi minuti si viene catapultati nel mezzo di riff e melodie velenose, tra “Darlin’ devine”, “Black Sheep” e “Be afraid of me”. I brani sono intervallati solo da pochi secondi di pausa, ma l’impressione è di sentire un blocco sonoro unitario che in crescendo conduce al gran finale deflagrante di “Harder, faster”.
(Francesco Melis)
20 aprile 2012