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Il RomaPopFest è ormai diventato un classico appuntamento della primavera della capitale. Anche quest’anno ha fatto capolino verso la metà di aprile con un programma che guarda come sempre alla musica indipendente internazionale e nazionale. Le band, divise su tre giorni e su due locali (Locanda Atlantide e Le Mura), hanno creato un cartellone quantomai variopinto.
La prima giornata, quella del venerdì alla Locanda Atlantide, si segnala per la qualità e l’impatto dei quattro gruppi in programma. I primi due slot sono affidati a due formazioni romane: ad aprire le danze ci pensano i Sasquatch, seguiti degli esplosivi Wildman. Per quanto riguarda i Sasquatch, la giovane band si fa valere sul palco grazie a un indie rock frizzante e ben calibrato. A seguire è la volta dei Wildmen, con il loro garage punk selvaggio e di presa immediata. Con una formazione essenziale (voce, chitarra e batteria) il duo mostra un’ottima presenza scenica e un buon tiro per tutta la durata del proprio set. Anche se ha all’attivo solo un 7” (“20.000 $”) la band romana mostra già una base interessante per un futuro album d’esordio. Dopo i Wildmen tocca invece agli Electricity In Our Homes che per l’occasione presentano i pezzi dell’ultimo disco “Dear shareholder”, pubblicato quest’anno. Il quartetto gioca su ritmi nervosi e un suono di chitarra molto new wave, per creare un impasto sonoro accattivante. La staticità sul palco viene compensata da brani sempre pervasi di un notevole “nervosismo sonoro”.
Il finale della serata è affidato agli inglesi Gross Magic che, a dispetto della loro provenienza geografica, si fanno notare per il loro look da residuati della stagione grunge dei primi anni ’90. Ma dopo l’impatto visivo iniziale è la musica che prende il sopravvento, con i pezzi di “Teen jamz”, uscito l’anno scorso. Un pastiche di chitarre lo-fi e parti vocali che fa l’occhiolino alla psichedelia ma soprattutto a sonorità americane. Una lieta e piacevole sorpresa per la giornata inaugurale del RomaPopFest 2012.
Francesco Melis
11 maggio 2012