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I Black Lips e la sostenibile leggerezza del rock. La band di Atlanta, di recente in concerto in Italia, si conferma anche al Circolo degli Artisti di Roma come una delle più “scanzonate” compagini musicali in circolazione. La passione e la voglia di suonare che i quattro mostrano a ogni loro concerto è evidente, così come lo è il loro rapporto con il pubblico. Chi ha già visto i Black Lips in versione live sa bene che ogni volta è un’esperienza da vivere a pieno, in simbiosi con la band.
Anche il concerto nel locale romano (aperto dai Wildmen di Roma e i Gringo Star di Atlanta) ha confermato questa tradizione, con i quattro che hanno alternato brani dall’ultimo disco “Arabia mountain” con i pezzi più famosi dei precedenti dischi. Da “Modern art” a “Family tree”, da “Dirty hands” a “Boomerang” passando per “Bad kids”, ormai vero e proprio anthem, la scaletta della band statunitense è un insieme di gradite sorprese.
Il concerto romano è stata anche una buona occasione per una chiacchierata con la band sull’ultimo disco e altro. I due chitarristi Ian e Cole parlano di quanto abbia influito la presenza di un produttore nella registrazione di “Arabia mountain”. “Personalmente – dicono – ci è piaciuto lavorare con Mark Ronson. In passato non abbiamo mai utilizzato un produttore. E’ stimolante avere in studio qualcuno con idee diverse dalle tue, è un po’ come se fosse un manager in studio. Di solito abbiamo sempre inciso insieme tutti e quattro quindi è stato bello avere stavolta una prospettiva che arriva dall’esterno. Per esempio ci pare che abbia fatto un ottimo lavoro sulla batteria del disco e in generale il suono di questo disco è diverso rispetto al passato”.
In questo disco mi pare che ci sia una certa varietà di suoni rispetto a quelli precedenti. E’ stata una scelta mirata?
“Sì, la varietà rende più saporita la vita si potrebbe dire. Cerchiamo sempre di mettere nei nostri dischi cose differenti”.
Cosa prevede il futuro dei Black Lips?
“Siamo stati a Los Angeles per registrare qualche demo di nuovi pezzi. Abbiamo già delle canzoni ma dobbiamo trovare il tempo di infilarci in studio per lavorarci su. Per ora stiamo sempre in tour e quindi questo ci tiene parecchio impegnati”.
Da dove nasce la vostra attitudine nei concerti?
“Ogni nostro concerto è diverso. Abbiamo qualcosa che ripetiamo spesso ma di solito i nostri live sono assolutamente spontanei. Per noi è importantissimo anche il rapporto con il pubblico: siamo su un palco, più in alto, ma ci sentiamo comunque allo stesso livello. Il nostro lavoro è sicuramente cool, ma siamo comunque uguali al nostro pubblico, che amiamo. I nostri concerti sono spesso movimentati: a volte può accadere che qualcuno venga colpito da una lattina di birra e certo, possiamo esserne dispiaciuti ma in fondo è stato colpito dal rock’n’roll”.
(Francesco Melis)
7 giugno 2012