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Il doppio concerto romano che ha visto coinvolti al Circolo degli Artisti Neon Indian e Grimes, è stata un’occasione ghiotta per poter testare dal vivo due tra i nomi più caldi di questo 2012. Diciamo subito che le risposte si sono avute a metà. Perché se Alan Palomo (la mente dietro al progetto Neon Indian) si è confermato anche live non solo un eclettico musicista ma anche un ottimo frontman, dall’altra Grimes, nuovo fenomeno hype dell’electro pop, non riesce ad uscire dalla sua dimensione di fenomeno hype, appunto. Nonostante l’evidente impegno l’artista canadese pare mancare di sostanza e soprattutto di presenza scenica.
Iniziamo proprio da Grimes: dopo l’esplosione di notorietà e l’interessante disco “Visions” è naturale attenderla al varco della prova su un palco. Alla fine è sempre un ottimo modo per tastare la reale consistenza di un progetto. E se magari le basi possono rendere anche dal vivo (con l’aggiunta di altri due musicisti) quello che manca alla cantante è il fatto di essere più “presente” durante l’esibizione. Anche e soprattutto perché alla fine i brani appaiono tutti molto simili tra loro e non si crea la giusta empatia che invece dovrebbe esserci.
Diverso, anzi diametralmente opposto, è il discorso per Neon Indian. Alan Palomo, accompagnato da tre musicisti, riesce a dare nuova linfa alle sue canzoni, sia che arrivino dal nuovo album “Era extraña” sia che invece appartengano al primo disco “Psychic Chasm”. Anzi la particolarità è che il suono diventa unico per qualsiasi brano, ricalcando l’electro sound acido degli inizi. “Polish girl”, che è forse il pezzo più conosciuto, arriva sul finale, ma prima è tutto un tripudio di suoni e sensazioni, da “Hex girlfriend” alla poppeggiante “Deadbeat summer”, da “The blindside kiss” a “Should have taken acid with you”.
(Francesco Melis)
14 giugno 2012