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Pillole di Primavera Sound: venerdi’ 1 giugno 2012

Redazione

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Venerdì 1 giugno 2012. Pillole brevi e fugaci dal Primavera Sound di Barcellona da parte di Nicola Guerra e Francesco Marchesi.

Ore 17:04 Girare per dischi in Barcellona e incontrare gli Wilco. Foto e chiacchiere col gruppo. Anche questo è Primavera Sound (Nicola Guerra)

Ore 18.29 Ancora shoegaze dagli Stati centrali, gli Other Lives. Poi Pitchfork Stage che alle 18 propone sempre cose interessanti. No, Milk Music: garage insignificante. (Francesco Marchesi)

Ore 18:39 Boxeur The Coeur: polvere di stelle nel mare catalano (Nicola Guerra)

Ore 19:36 Ci sono gruppi dei quali ti rendi conto di cosa facciano solo quando li vedi dal vivo. E’ il caso di Dirty Beaches. Look da mafioso cubano, sound stordente. (Francesco Marchesi)

Ore 19:56 Le urla destabilizzanti dei Dirty Beaches in una rivisitazione sentita e soprattutto personale dei Suicide (Nicola Guerra)

Ore 20:30 Cosa va quest’anno al Primavera Sound. Donna: frangia molto corta e capello stopposo da tre colori a salire alla Grimes. Uomo: camicia gialle con anatre impazzite, possibilmente su pantalone marrone a vita altissima. Qui mi sa che stiamo esagerando… Nel frattempo i Girls sono sul palco in 36. Basta! Le coriste no! (Francesco Marchesi)

Ore 21:38 Il blues acido degli Harvey Milk e la cancellazione dei Melvins… i buoni propositi di boicottare l’indie ci si rivoltano contro (Nicola Guerra)

Ore 21:59 I Break Horses! Synth-rock springsteeniano per capacità evocativa. Altra grande scoperta dopo i Purity Ring di ieri. (Francesco Marchesi)

Ore 22:38 Non mi sono mai piaciuti particolarmente i Cure, dal vivo però danno davvero la sensazione del grande evento. Inoltre, ci sanno ancora fare (Francesco Marchesi)

Ore 23:43 Wavves: onda anomala nel momento dei Cure (Nicola Guerra)

Ore 23:46 Anomala o anonima. It’s the same… Direi più anonima, però. Vado verso i Dirty Three in attesa dei Codeine (Nicola Guerra)

Ore 23:48 Gli Sleigh Bells sono il nostro Es musicale collettivo. Atti osceni in luogo pubblico. Bomba (Francesco Marchesi)

Ore 00:37 Codeine, l’insostenibile leggerezza del rock! (Nicola Guerra)

Ore 01:05 Rettifico… pesantezza del rock… (Nicola Guerra)

Ore 01:11 Il buon inviato deve essere in grado di comprendere quando si trova di fronte ad una leggenda. Sono da tempo tornato dai Cure (Francesco Marchesi)

Ore 02:20 Nonostante le scene da ballo del liceo, i Drums confermano di non essere band di plastica. SBTRKT coinvolgente e con ottimi pezzi, dal primo notevole album (Francesco Marchesi)

Ore 03:11 Commozione di nerd smanettoni di cinque continenti, perplessità delle ragazzine spagnole in cerca di ritmi lineari. In questo tutto il genio di Araab Muzic (Francesco Marchesi)

1 giugno 2012

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Se potessi ripercorrere in un attimo, nuotando controcorrente, le rapide di questo fiume oramai giunto al suo estuario, nella estrema fissità di questo mio prossimo viaggio nella noia orizzontale, sceglierei gli anni in cui la volta celeste non era altro che un enorme lenzuolo fatto a cielo e la luna una palla polverosa gettata nel vuoto e catturata con le unghie dall’egoismo del pianeta Terra. E noi, bimbi, cadevamo con essa per sempre, aggrappati in un infinto sprofondo gli uni agli altri, grazie a un gomitolo di lana nera. I grandi dimenticarono in fretta di avere un mondo con certe stelle enormi, sopra il capo, da osservare, mentre noi sacrificavamo la nostra noia migliore per costruire ponti sospesi nello spazio che ci allacciassero a un’agognata luna. La dipingemmo butterata e funesta, con maremoti sulla superficie di un ponto che non era mai tranquillo, ma tutta una schiuma fremente di gorghi e mostri marini. Nuovi esseri di ordinaria malinconia calpestavano un tappeto soffice come zucchero filato sparso su una teglia, in cui si radicavano piante cresciute dolci come torroni. Altre volte immaginammo un balzo da gigante come in mongolfiera, le tante mongolfiere tipiche di una domenica d’estate, un balzo che ci consentisse di fuggire all’avarizia terrestre e alle sue costrizioni. In anni in cui razzi enormi arrugginivano in volo, pensammo a uno sgangherato proiettile cavo sparato negli occhi della luna come nei film dei Meliès, in cui potessimo accovacciarci per il viaggio, assieme ai nostri migliori amici. Ma poi venne il tempo di un leggero disincanto, e, anche sognando a occhi aperti, non potevamo far altro che immaginarci tute e scafandri e missili scagliati a violentare qualche nuovo cielo. E poi, al ritorno, schivare incredibili uragani e tempeste, per posarci placidamente in un mare che ci accogliesse come un telo. Eravamo certo molto giovani e molto felici e pensavamo, con rabbia, di non dover invecchiare mai. (Matteo Marconi) Le puntate precedenti Back To The Future Vol. 9 - Stuart Adamson morì nel 2001 e nessuno ne parla più Back To The Future Vol. 8 - I Vines e il Verona dell'84-'85 Back To The Future Vol. 7 – “I figli degli operai, i figli dei bottegai!” Back To The Future Vol. 6 - Ekatarina Velika (EKV) Back To The Future Vol. 5 - Gli Air sul pianeta Vega Back To The Future Vol. 4 – “Stay” e gli angeli degli U2 Back To The Future Vol.3 - La lettera dei R.E.M. e di Thom Yorke Back To The Future Vol. 2 – Massimo rispetto per i metallari (1987-89) Back To The Future vol. 1 – L’estate di Napster 14 settembre 2010