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“Oro” inteso come metallo prezioso, oro inteso come “io prego”. E’ ambizioso davvero il primo lavoro targato Neurot (e può essere solo un piacere vedere i piemontesi nel roster di un’etichetta così importante e storica), dato che si prospetta come un opus magnum in due parti (come riportato nel titolo) in cui si confermano i pregi e i difetti del suono e della composizione tipica del post metal à la Neurosis.
Subito “Empireum” e “Aureum” ad impostare il setup a base del classico schema che prevede partenze in sordina che montano in un lento e possente incedere metallico, tra saette e tuoni di maestosa elettricità. C’entra sempre, poi, un sentire astrale e ancestrale che matura e si insinua nell’anima mentre scorrono riff ottundenti e brevi parti vocali, rarefatte e prossime all’evocazione/preghiera da rito trascendente.
Sino a “Infernatural”, ci sarebbe anche da obiettare come di musica del genere se ne sia ascoltata già molta (forse troppa, considerando anche progetti come gli Jesu), ma l’attenzione per i dettagli e la misura nel dosare determinati ingredienti, restituisce tutta la meticolosità e la classe degli Ufomammut, rendendo l’ascolto molto piacevole sia per i neofiti del genere, sia per coloro che quasi non ne possono più. E con “Magickon” e “Mindomine”, infine, che si estende la profondità misterico/universale del tutto, rimandando a visioni teutoniche mai dome. Ma il fascino e la consistenza di “Oro” è comunque tutta merito degli Ufomammut.
75/100
(Giampaolo Cristofaro)
13 giugno 2012