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Dopo anni di assenza dai palchi Italiani Morrisey – il ciuffo più bello degli 80’s – è tornato a cantare per noi: la data di Genova, caratterizzata dal suggestivo scenario dell’Arena del Mare, lo ha visto esibirsi nella cornice del tramonto con sullo sfondo navi maestose che, passando a pochi metri, sembravano fargli un meritatissimo “inchino”.
L’ex leader degli Smiths sale sul palco, acclamato da una folla di fan, eterogenea e curiosa: irriducibili intrappolati negli anni ’80, trentenni rockabilly stra-tatuate, sinfonie di rossetti ciliegia, cravattini e ciuffi cotonati, ma anche giovanissimi ansiosi di vedere per la prima volta un pezzo di storia della musica.
Steven apre il concerto alternando un affettuoso “Ciao Bambinis” ad altre improbabili espressioni italianeggianti… E’ diverso Morrisey: l’icona, il divo che ha attraversato epoche e mode è oggi un uomo maturo a cui le camicie eccentriche, che indossa nei live, vanno forse un po’ strette; ma appena la prima nota fende l’aria è uno schiaffo al tempo: la voce è sempre quella, spensierata e malinconica insieme e lascia tutti senza fiato con “You have killed me”. Un inizio in grande stile con “You’re the one for me, fatty”, “The first of the gang to die” punteggiate da una gestualità molto teatrale, quasi più vicina ad una Isadora Duncan che al papà di tutti gli indie.
Il pubblico pende dalle sue labbra: i volti che cantano, gli occhi fissi verso il palco, sono rapiti, emozionati: si vede persino qualche lacrima mentre scivolano via “Everyday is like Sunday”, “Still ill”, “Speedway” e “Alma matters”. Il ragazzo di Stretford canta in grande armonia con una band dall’aspetto surreale e non si fa mancare “Meet is murder”, mentre sullo schermo passa un visual di denuncia che grida il credo vegetariano dell’artista (ricordiamo che ai suoi concerti non si possono vendere salamelle hot dog etc).
Il pubblico entusiasta, che applaude ad ogni gesto coreografico, si divide però sulla scaletta che con un guizzo di snobismo esclude alcuni dei pezzi più amati degli Smiths che, anche a costo di sembrare scontati, proprio tutti avrebbero voluto sentire.
Durante uno dei due “cambi di mise”, su “Let me Kiss you”, una delle camicie viene lanciata alla folla mentre, tra un dialogo e l’altro, qualcuno urla “Bring me home and love me”. Dopo gli slanci incontenibili di un fan che salta sul palco e viene allontantato, dopo “I’m throwing my arms around Paris” e “When Last I Spoke to Carol” il concerto si conclude con “How soon is now?” in un finale emozionante.
Impossibile infine, lasciando il concerto, non sorridere riflettendo sulla trasversalità del mito: una mamma tiene per mano una bimbetta di 5 anni che veste orgogliosa un abitino bianco ricavato niente meno che dalla più celebre t-shirt che ritrae Morrisey con la Maglietta “England”.
(Marta Bacigalupo)
29 luglio 2012