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Per chi ha giĂ visto i Radiohead in diversi tour e in diverse location, conta la cura del dettaglio prima di tutto. E questa data di Bologna voluta dall’amministrazione del sindaco omonimo del sottoscritto ha superato diverse sfighe. Prima il terremoto che ha reso necessario lo spostamento da Piazza Maggiore all’Arena Parco Nord. Poi lo slittamento del tour per la morte del roadie Scott Johnson. Doveva diventare il perfetto equivalente del concerto dei Clash nella rabbiosa Bologna del 1980, in una Bologna meno rabbiosa, svuotata e priva di identitĂ . Quella, appunto degli anni Duemila, gli anni dei Radiohead, che tornano in Emilia dopo la storica doppietta di Ferrara. Perfetta colonna sonora dell’eterogeneitĂ (evitando concetti stucchevoli come liquiditĂ ), loro che hanno sempre gradito location d’impatto artistico, così come a Roma e a Firenze finiscono relegati in un parco come gli altri.
L’arena del Parco Nord non ha ospitato i Clash nĂ© momenti storici o politici di una certa rilevanza, ma come un ipermercato musicale ha accolto raduni punk e di Mtv, Gods Of Metal, festival indipendenti e non, sorgendo nella zona della Festa dell’UnitĂ (o del PD) cittadina. I Radiohead sono diventati immeritatamente un manifesto di eterogeneitĂ , a dispetto della complessitĂ dell’ultimo “The King Of Limbs”. Ci trovi dal rasta alla diciassettenne che ripassa per l’interrogazione in fila per entrare. Dalla cinquantenne al rockettaro fuorisede con t-shirt di gruppi che crede alternativi solo perchĂ© nella sua cittĂ d’origine ancora lo sono. Dall’hipster – categoria radioheadiana ancora prevalente all’estero, appena scoperta da bologna.repubblica.it – che glissa fingendo di essere qui per Caribou all’apparente fan di Emma Marrone che lo pronuncia CaribOU. Per tutte queste persone, Caribou è un perfetto sconosciuto. Eppure i suoi trentacinque minuti sono un viatico perfetto (anche Thom non risparmierĂ elogi nel bis) all’evento. Durante il line check, gli si chiedono 25 minuti (almeno) di “Sun”, lui fa le spallucce scusandosi. “Swim” e in parte “Andorra” sono due album che fanno le scarpe agli ultimi due dei Radiohead. Successo meritato per l’instancabile Dan Snaith, applauditissimo per “Odessa”, “Bowls” e soprattutto per “Sun”, e che dopo il concerto si lancerĂ nella fossa dei leoni dell’eterogeneo Kindergarten per un dj-set after. Sun, sun, sun, sun, sun, sun…
Tornando ai Radiohead, per le suddette categorie urbane o suburbane, quello di Bologna è stato un “concerto della madonna”. Per gli enciclopedici filologi alla ricerca della scaletta perfetta, un po’ meno. Ci si mette il povero Jonny Greenwood, sempre piĂą avulso dalla band e dalla realtĂ , a dare spunti di normale narrazione alla classica “tempesta perfetta” degli oxfordiani piĂą famosi al mondo. Dimentica di imbracciare la chitarra preso dal tambureggiare incessante di “There There”, gli sfuggono gli accordi di “You And Whose Army?” (tra i momenti migliori della serata infilata nel mezzo dello splendido terzetto “Amnesiac”, tra “Pyramid Song” e “I Might Be Wrong”), pasticcia un paio di sequenze in “Idioteque” e – impagabile – si prende il rimprovero di Thom al microfono durante “Exit Music”. “Hey, Jonny, turn the fucking mic off” sbotta il frontman per lamentarsi con il socio piĂą giovane.
Piccole imperfezioni giovano alla de-idealizzazione di una band che dal vivo riesce a rendere stellari o quasi brani che classici non sono, “Morning Mr. Magpie” o “Little By Little”, con l’anonima “Separator” che acquista un calore quasi r’n’b. La devastante “Lotus Flower” che apre un po’ a sorpresa prima di una “Bloom” eterea e rallentata, è giĂ diventato un classico. Gli schermi e le luci rendono l’esperienza quasi tridimensionale. In “Lucky” sembra di nuotare nel bagliore rosso del ritornello. Altri bagliori, dal retrogusto sci-fi in “Feral” e “The Gloaming” sono il solito irrespirabile buco nero digitale. Tra le sorprese di questa leg, spicca e si fionda in cielo come un flashback mai così gradevole e gradito, “Planet Telex”. La folgorante apertura di “The Bends” strappa una certa commozione, ha un che di ancestrale e mistico, tra presenti che non erano nemmeno nati all’epoca e improbabili individui dell’ultim’ora che piuttosto cantano a squarciagola la stucchevole “Reckoner” o “House Of Cards”.
Inspiegabilmente infatti, nonostante la straordinaria risposta dei 20mila (con un’educazione rara in Italia, rispetto agli ultimi precedenti). La lunare “Kid A”, “Myxomatosis” e “Planet Telex” messa dopo il trittico a tema Amnesiac sono tra i momenti top, quasi affini per alcune soluzioni negli arrangiamenti. Il silenzio da brividi di “Exit Music” è rotto dall’inconsueto diverbio. Il karma, termine lennoniano che loro hanno riportato in auge nell’immaginario pop ben prima di My Name Is Earl, si è preso una rivincita. Non si sa perchĂ©, infatti, dopo aver rinunciato a “Airbag” per ritornare sul palco con “Give Up The Ghost”, Thom sceglie di rinunciare a “How To Disappear Completely” che era invece in programma nel primo encore. Forse anche per questo motivo, sbuca fuori una rassicurante (per quanto inutile) “House Of Cards”. Il siparietto che precede “The Daily Mail” contribuisce a umanizzare ulteriormente la situazione. Il pubblico inneggia a Jonny che sembra un bambino autistico messo in castigo. Thom intona al piano una marcetta anni da film muto anni Trenta. Lo strappo sembra ricucito. Poco da aggiungere sugli altri “Radiohead”. I due inquietanti cloni alla batteria, quello con la faccia buona (Phil) e quello con la faccia da cattivo (Clive) sono delle macchine. Colin è sempre piĂą l’anima della band, anche perchĂ© il basso è sempre piĂą spesso la cosa migliore. Ed si piace sempre, tiene le pubbliche relazioni con le prime file, salta, balla e si diverte ballando male. Thom, esperto di stile (chissĂ se come per i suoi skinny rossi anche la coda di cavallo sarĂ hipster tra un paio di anni) balla meglio, e ci sarebbe poco da sorprendersi. In “Idioteque” balla piĂą del pubblico, stranamente annichilito e poco incline al ballo (anche quando sarebbe doveroso). In “Everything In Its Right Place” dĂ un saggio delle sue intatte doti aprendola con una dilatata “True Love Waits” quasi a cappella.
Ah ci sarebbe anche “Paranoid Android”, usata a malincuore come pausa sigaretta. Ripensando a quella prima volta a Firenze e guardando con invidia chi qui a Bologna è alla sua prima volta.
(foto credits: Vivo Concerti, Henry Ruggeri Photo)
Lotus Flower
Bloom
15 Step
Lucky
Kid A
Morning Mr. Magpie
There There
The Gloaming
Separator
Pyramid Song
You and Whose Army?
I Might Be Wrong
Planet Telex
Feral
Little by Little
Idioteque
—-
Give Up the Ghost
Exit Music (for a Film)
The Daily Mail
Myxomatosis
Paranoid Android
—-
House of Cards
Reckoner
True Love Waits + Everything In Its Right Place
(Piero Merola)
26 Settembre 2012
23 Comments
Antonio
Un po’ troppo carico di boria ed autocompiacimento.
Domenico
Ma per favore! Un articolo che sembra scritto da uno che al concerto manco ci stava! E manco bene informato tra l’altro, visto che proprio l’ultima volta che sono venuti in Italia (2008), parlando di location “artistiche”, si sono esibiti a Milano in Arena civica, che non mi sembra il massimo della vita….Jonny avulso dalla realtĂ , Colin anima del gruppo….pare che l’autore abbia bisogno di una visita di un otorino! Paranoid Android fatta “come una pausa sigaretta”…roba da matti! Un articolo scandalosamente ridicolo!
giada
Nella tua recensione leggo principalmente snobbismo e poca sostanza di critica musicale. Il paragone assurdo con i Clash e epoche passate, un acanimento incomprensibile nei confronti di Johnny Greenwood che nonostante l’errore su Exit Music dimostra una padronanza musicale invidiabile, ma soprattutto un’attenzione quasi morbosa nei confronti di un pubblico che mai si è dimostrato
giada
*irrispettoso, quasi come se avessi voluto attuare un’irritante selezione. In base a cosa, poi? Cinquantenni? Hipster? Rasta? Ero una delle diciasettenni in fila a ripassare, ma non per questo penso di apprezzare i Radiohead meno di te o di essere meno legittimata a vederli in concerto. Il tuo tono di superioritĂ risulta assolutamente patetico e las
giada
*lascia a desiderare sull’oggettivitĂ del tuo commento, anche solo per il fatto che consigli un’alternativa e anticonformista pausa sigaretta durante una delle canzoni rock piĂą riuscite degli ultimi vent’anni. La prossima volta ti consoglierei di godersi un po’ di piĂą il concerto e considerare quanti musicisti sono in grado di fare funzionare con tanta pulizia e precisione una sessione ritmica del genere prima di sprofonderti in battute poco originali. (in tutto questo, non posso non notare quanto tu sia stato acuto invece nell’ osservare l’innato talento di Thom Yorke per il ballo)
Andrea
D’accordo con i commenti precedenti …e poi Caribou va bene giusto per fare i divani 🙂 …il suo unico merito è quello di aver suonato poco
Stefano
Sommariamente poco bello. Presa di posizione quasi forzata e arroganza sparsa qua e lĂ . Critica della critica? Se mi fosse piaciuto l’articolo te l’avrei detto.
Wilcous
Pubblico MOLTO irrispettoso. Bastava andarsi a vedere i Sigur Ros a Villafranca per capire cos’è un pubblico “rispettoso”, oppure i Radiohead qualche anno fa, dove nessuno si sognava di cantare perché non osava sovrapporre la sua voce a quella di Thom Yorke, e nemmeno minimamente sognava di farlo. A Bologna solamente durante la prima parte di “Exit Music” e “Pyramid Song” c’è stato un po’ di silenzio (che poi è contemplazione della bellezza). Per andare a cantare le canzoni ci sono sempre i concerti di Tiziano Ferro.
Piero Merola
trasudate noia…
Domenico
Inoltre dimostri anche scarsa capacitĂ di accettare critiche! Hai fatto una sottospecie di recensione elevandoti a sacerdote della musica di qualitĂ , criticando negativamente ogni aspetto del concerto (salvo poi dire che ti è pure piaciuto….cerca di metterti d’accordo) e arrogandoti la facoltĂ di interpretare (a modo del tutto tuo) i comportamenti dei membri del gruppo. Non sai nemmeno tu quello che vuoi dire con questa serie di frasi disconnesse messe insieme, tanto che hai pure cancellato (tra quelli di facebook) il commento di un ragazzo con il reale intento di eliminare la tua risposta assolutamente insensata. Io non ti avrei pubblicato manco sul “Cioè” per evitare di essere deriso da chi ascolta musica partenopea.
Lorenzo
Meglio noioso che radical-chic.
Anzichè invogliare all’ascolto chi ancora non conosce la piĂą grande band rock degli ultimi 20 anni fai un’operazione di critica sterile e fine a sè stessa. Sei il prototipo dell’intellettuale italiano medio: non parli MAI dei contenuti ma nuoti in superficie soffermandoti invece, in puro stile “Novella 2000”, su presunti diverbi tra quel genio di Johnny Greenwood e il resto della band.
Incredibile poi la spocchia in questo tuo giudizio:
“La folgorante apertura di “The Bends” strappa una certa commozione, ha un che di ancestrale e mistico, tra presenti che non erano nemmeno nati all’epoca e improbabili individui dell’ultim’ora che piuttosto cantano a squarciagola la stucchevole “Reckoner” o “House Of Cards”.
Dai retta a me che sono un tuo coetaneo: cambia mestiere.
Cordiali saluti
Piero Merola
Ci fossero critiche sostanziali, potrei rispondere. Ma davanti a insulti non argomentati, non posso controargomentare. Non sono solito (e non sono nemmeno abilitato) a cancellare i commenti.
Pace e bene.
Piero Merola
Vedo che senza volerlo, sono riuscito a “stanare” un po’ di pseudo-fan dei Radiohead che si professano tali per scopare di piĂą. Vi rimando a mie precedenti recensioni dei Radiohead, per giudicare la mia “preparazione”, poi vi lascio al vostro divertente venerdì sera sui social network.
http://www.kalporz.com/2012/07/radiohead-caribou-verizon-center-washington-dc-3-giugno-2012/
http://www.kalporz.com/recensioni/radiohead-mi-live2.htm
http://www.kalporz.com/recensioni/frequency2009-08-21-live.htm
Lorenzo
Fantastico.
Perché se fossi abilitato cancelleresti i commenti degli utenti? É questa la tua idea del confronto? Ma rileggi quello che scrivi ogni tanto? Sei tu che insulti, sprezzante.
Manco fossi Lester Bangs…
Io ho 36 anni e ho visto dal vivo i Radiohead 4 volte oltre che avere tutti i loro dischi. E allora? Solo per questo sarei autorizzato a prendermi gioco di un ventenne che “canta a squarciagola le stucchevoli (!) Reckoner o House Of Cards”?
Evviva i radical chic che leggono il Manifesto!
Vado a farmi una sega, se può interessarti.
Domenico
Lo vedi? Non leggi bene quello che ti viene detto….oppure fai finta di non capire o veramente non capisci niente (e io ne sono certo). I commenti cancellati erano su facebook…non qui. A prescindere dalle minchiate che anche tu ti rendi conto di aver scritto, dato che poi le fai sparire, resta il fatto che la sostanza manca in quello che hai scritto e non nelle critiche che ti vengono portate (e che non accetti manco a pagarti visto che sei troppo convinto e pieno di te). L’unica arma di difesa che hai è l’insulto gratuito. Non contento accusi gli altri di insultarti. Questo sei tu…un concentrato di boria, arroganza, vanitĂ (nel senso di vano, inutile) e soprattutto ignoranza. Non vale manco la pena risponderti oltre, dato che ti daresti sempre ragione altre mille volte. Avrai fatto anche altre recensioni (non oso immaginare…) ma questo non ti autorizza a sminuire e insultare la platea variegata (questo è il bello del concerto) che ha assistito all’evento da te descritto come peggio non si poteva. In realtĂ , l’unica categoria che non avrebbe dovuto essere lĂ , è rappresentata dai poveracci come te che pensano di poter descrivere la performance di un gruppo stratosferico, che del tuo parere non se ne fa niente. Noi però possiamo massimizzare l’inutilitĂ della tua “recensione” stampandola su carta igienica! Fossi in te ne andrei fiero! Hai reso un servizio all’umanitĂ !
Datti all’ippica zio
Redazione
Ahahha, matusa, Piero Merola ha 24 anni, eh.
Piero Merola
@Lorenzo: il Manifesto lo leggerai te
@Domenico: non si possono cancellare i commenti su facebook
Piero Merola
Tra l’altro siete l’unici a non aver capito che è una recensione positiva. Continuate pure ad accanirvi che mi diverte tutto ciò.
Emanuele
E’ vero! La recensione sul concerto è positiva! Io l’ho capito…e la aborro!
Non sapevo che all’oggi un album RACCAPRICCIANTE (the king of SHITS )si definisse “complesso”…geniali tecniche di comunicazione!
In ogni caso esprimo il mio parere sul concerto di BO.
Il concerto è stato BRUTTO.
Ok, la scenografia, le luci, l’attesa…anzi proprio l’attesa: appena sono entrati sul palco, il pubblico era carico come una testata atomica!! Pronto a seguire i suoi beniamini al massimo della loro espressione…e invece??
Avete notato che dopo i primi pezzi (esclusa lucky), l’intensitĂ del pubblico è andata a picco?! Dopo un’ora di NOIA, il primo commento di un ragazzo dietro di me è stato “Secondo me sta facendo apposta a fare i pezzi piĂą brutti che hanno in repertorio!”. Guarda caso mi ha letto nel pensiero!
Secondo commento: “non sarebbe ora di un bel giro di rullante come dio comanda, e non questi SUONETTI del cazzo!?”.
Seconda volta che mi leggeva nel pensiero!
Prima ora e mezzo con la stessa base elettronica di fondo!
Ma poi come si fa a non fare “Jigsaw Falling Into Place” se proprio si prediligono gli ultimi 2 album…ma cmqe qui ognuno ha i suoi gusti e non ha senso entrarci.
Pessimi, i prossimi 60€ li risparmio!
Senza parlare della infame organizzazione logistica offerta da Bologna.
Ciao a tutti.
anacleto
Trovo inquietanti parallelismi tra i primi commenti che non capiscono che la recensione (una su un sito di musica non una marchetta di repubblica) è positiva, e quella ilare vicenda in cui si postava su fb un fotomontaggio della copertina del corriere “grillo: citofonava e scappava” che causava migliaia di commenti di sdegno convinti che fosse vera (citation needed; http://bagniproeliator.blogspot.it/2012/09/cosa-siete-una-tribu-di-handicappati.html).
Comunque è normale che quando una band diventi così popolare il livello del pubblico cambi, anche a ferrara fischiarono i low in apertura.
Yannick
In parte secondo me hai ragione, sul pubblico che ha partecipato a questo tour, gran parte secondo me non c’entrava proprio niente ed era li per “caso” solo perchĂ© magari erano finiti i biglietti per Campovolo o come cazzo si chiama, però da come la vedo io sono cavoli loro se vogliono venire a vederli bene, però poi non puoi scrivere una minchiata del genere: “Swim” e in parte “Andorra” sono due album che fanno le scarpe agli ultimi due dei Radiohead.
ok, i Caribou gruppo di tutto rispetto, veramente ma veramente bravi e hanno fatto 2 album grandiosi, ma non esageriamo a fare paragoni…
ogni volta che si parla dei Radiohead, c’è sempre qualche FENOMENO che deve dir la sua cagata del secolo facendo paragoni qua e lĂ … I Radiohead (miglior gruppo di sempre SECONDO ME) a parte la disattenzione di Jonny che fa anche sorridere in positivo, hanno stupito per l’ennesima volta portando un album (che in confronto agli altri è l unico che ha qualche pecca) difficile di primo impatto e trasformato in un live mostruoso… poi vabè con Paranoid sei andato proprio fuori dai, però ripeto su certa parte del pubblico secondo me hai ragione, ho visto gente li per caso ad esempio questo pirla sopra di me di nome Emanuele che con un solo suo commento mi ha fatto cadere le palle… “non sarebbe ora di un bel giro di rullante come dio comanda, e non questi SUONETTI del cazzo!?”
e io ti rispondo: cosa cazzo ci facevi li ignorante come una capra?! cosa volevi sentire SKRILLEX o come cazzo si chiama???? dai valĂ …
Piero Merola
Finalmente un commento sensato. Caro Yannick, non ho nessuna polemica contro i Radiohead. Sono dei mostri. Era la sesta o settima volta che li vedevo e ho cercato soltanto di fare emergere, come giĂ altre volte, i lati negativi.
Emanuele
Yannick vedi che sei un IDIOTA?!
Hai letto all’inizio quello che ho scritto, o leggi solo quel che ti pare?
Ho scritto “in ogni caso esprimo il mio parere sul concerto di BO”; sai cosa vuol dire “IL MIO PARERE”!?
Pirla e ignorante te li puoi ficcare nel culo, chiaro COGLIONE SUPPONENTE?!
Tu hai un parere diverso dal mio? Tanto meglio, il mondo è bello perchè è vario! Pace!
Le offese te le tieni poi in quel cervello da grande genio che hai.
Emanuele è il mio nome vero, non ho bisogno di pseudonimi.