DAVID BYRNE & ST. VINCENT, “Love This Giant” (4AD, 2012)

5 Comments

  • David
    Posted 04/10/2012 at 09:34

    Sinceramente, una (non) recensione penosa…
    Byrne lo trovo piú che dignitoso. Gli equilibri nel disco li vedo leggermente spostati verso Byrne, ma la Clarke non é affatto relegata a un ruolo di secondo ordine.

  • Claudio Fontani
    Posted 06/10/2012 at 15:08

    Da un duetto del genere ci si aspettava sicuramente qualcosa in più, ma non è certo un brutto album il loro. Semmai contesto una certa ripetitività negli arrangiamenti e il predominio byrniano sulla Clark, per il resto è né più né meno di quello che era lecito chiedere a questa coppia…

  • Post Author
    Francesco Marchesi
    Posted 06/10/2012 at 16:19

    Al contrario, io penso che l’album sia complessivamente sbilanciato su Annie.

  • duilio
    Posted 09/10/2012 at 00:25

    la st. vincent non è nessuno! diciamocela tutta!

  • Post Author
    Francesco Marchesi
    Posted 11/10/2012 at 12:28

    Proprio nessuno non direi. Penso però che dall’ultimo album solista si aspettasse l’ultimo salto di qualità, che non mi pare sia avvenuto.

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Se potessi ripercorrere in un attimo, nuotando controcorrente, le rapide di questo fiume oramai giunto al suo estuario, nella estrema fissità di questo mio prossimo viaggio nella noia orizzontale, sceglierei gli anni in cui la volta celeste non era altro che un enorme lenzuolo fatto a cielo e la luna una palla polverosa gettata nel vuoto e catturata con le unghie dall’egoismo del pianeta Terra. E noi, bimbi, cadevamo con essa per sempre, aggrappati in un infinto sprofondo gli uni agli altri, grazie a un gomitolo di lana nera. I grandi dimenticarono in fretta di avere un mondo con certe stelle enormi, sopra il capo, da osservare, mentre noi sacrificavamo la nostra noia migliore per costruire ponti sospesi nello spazio che ci allacciassero a un’agognata luna. La dipingemmo butterata e funesta, con maremoti sulla superficie di un ponto che non era mai tranquillo, ma tutta una schiuma fremente di gorghi e mostri marini. Nuovi esseri di ordinaria malinconia calpestavano un tappeto soffice come zucchero filato sparso su una teglia, in cui si radicavano piante cresciute dolci come torroni. Altre volte immaginammo un balzo da gigante come in mongolfiera, le tante mongolfiere tipiche di una domenica d’estate, un balzo che ci consentisse di fuggire all’avarizia terrestre e alle sue costrizioni. In anni in cui razzi enormi arrugginivano in volo, pensammo a uno sgangherato proiettile cavo sparato negli occhi della luna come nei film dei Meliès, in cui potessimo accovacciarci per il viaggio, assieme ai nostri migliori amici. Ma poi venne il tempo di un leggero disincanto, e, anche sognando a occhi aperti, non potevamo far altro che immaginarci tute e scafandri e missili scagliati a violentare qualche nuovo cielo. E poi, al ritorno, schivare incredibili uragani e tempeste, per posarci placidamente in un mare che ci accogliesse come un telo. Eravamo certo molto giovani e molto felici e pensavamo, con rabbia, di non dover invecchiare mai. (Matteo Marconi) Le puntate precedenti Back To The Future Vol. 9 - Stuart Adamson morì nel 2001 e nessuno ne parla più Back To The Future Vol. 8 - I Vines e il Verona dell'84-'85 Back To The Future Vol. 7 – “I figli degli operai, i figli dei bottegai!” Back To The Future Vol. 6 - Ekatarina Velika (EKV) Back To The Future Vol. 5 - Gli Air sul pianeta Vega Back To The Future Vol. 4 – “Stay” e gli angeli degli U2 Back To The Future Vol.3 - La lettera dei R.E.M. e di Thom Yorke Back To The Future Vol. 2 – Massimo rispetto per i metallari (1987-89) Back To The Future vol. 1 – L’estate di Napster 14 settembre 2010