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“Che accoppiata ragazzi!” Ecco, sarà stata più o meno questa l’esclamazione pronunciata da appassionati e addetti ai lavori dopo l’annuncio della nascita dei Divine Fits, band formata da Britt Daniel, leader e autore degli Spoon, e Dan Boeckner chitarrista e cantante di Wolf Parade e Handsome Furs. Collaborazione che mette l’acquolina in bocca questa, specie per chi, come chi scrive, ritiene Daniel uno dei più ispirati portavoce del rock indipendente a stelle e strisce degli anni ’00. Boeckner, d’altro canto, oltre ad essere un talentuoso chitarrista, ha più volte dimostrato estro ed inventiva anche nelle vesti di songwriter: sono suoi infatti alcuni degli episodi migliori dei Wolf Parade, così come portano la sua firma le ultime riuscitissime scorribande electro degli ormai sciolti Handsome Furs. Proprio dopo un concerto della band canadese, messa su da Boeckner insieme alla moglie Alexei Perry, è nato il rapporto d’amicizia tra Britt e Dan, sfociato presto nella decisione di dare vita ad un progetto musicale comune.
“A Thing Called Divine Fits” vede i due artisti alternarsi al canto ed alla scrittura, allestendo, sopra una struttura melodica asciutta e graffiante, un nugolo di brani dal taglio nervoso e concitato.
Al consueto cantato febbrile dell’ex Wolf Parade, fa da caotico contraltare l’interpretazione ruvida, a tratti quasi biascicata, di Britt Daniel. Quando i due stili vocali e compositivi si incrociano, partoriscono claustrofobiche cavalcate (“What Gets You Alone”) e melodie che più catchy non si può (“Would That Not Be Nice”, scelto come secondo singolo).
Già dopo i primi ascolti è facile notare come Dan Boeckner in particolare abbia preso a cuore questo progetto, sfogando l’amarezza per le divergenze artistiche (e, come malignato da alcuni, i problemi sentimentali) con la moglie, in alcuni brani dal tono ferito ed appassionato. Nasce così “My Love is Real”, fiore all’occhiello nonché brano di lancio dell’album, che ripercorre a marcia ingranata la strada electro-rock intrapresa in “Sound Capital”, ultima prova degli Handsome Furs. Stesso discorso vale per “Baby Get Worse”, che può contare su una melodia magnetica, impreziosita nel finale dal backing vocal di Britt Daniel.
Su tutta l’opera prima dei Divine Fits alleggia però un non so che di incompiuto, come se i due amiconi si fossero fermati alla superficie, preferendo affidarsi all’istinto e alla regola del “buona la prima” in fase di registrazione. Ne consegue che alcuni brani (“For Your Heart”, “Like Ice Cream” e la conclusiva “Neopolitans”) restano solo idee abbozzate, finendo per non convincere appieno, mentre altri, potenzialmente validi (“The Salton Sea” soprattutto), rimangono quasi “monchi” a causa del mancato sviluppo compositivo. Fa strano notare, poi, come il brano in assoluto migliore del disco sia una cover. In “Shivers” Britt Daniel si appropria dei sofferti tormenti adolescenziali di Nick Cave, dandone un’interpretazione più istintiva e viscerale, ma altrettanto commovente.
Mentre già circolano pareri esaltanti sulle loro prove dal vivo (e non potrebbe essere altrimenti visto talento ed esperienza), attendiamo quindi con trepidazione di vedere se il progetto Divine Fits acquisirà un taglio più maturo e articolato. Se così fosse ne vedremo certamente delle belle.
69/100
(Stefano Solaro)
23 ottobre 2012