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Alberi di mandarino e cieli di marmellata. Fiori di cellofan gialli e verdi che volteggiano impazziti. E poi acidi a fiumi e chitarre, tante chitarre. No, qua non si parla di una festa a tema “Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band”, né di un rave party hippie. Si parla dei Tame Impala e del loro live ai Magazzini Generali di Milano, e della conseguente pioggia di endorfine che ha travolto tutti quelli che hanno avuto la fortuna di assistere a questo show.
Le piacevole sensazioni che “Lonerism”, il loro ultimo splendido album, ha saputo provocare fin dai primissimi ascolti non si sono ancora del tutto assopite, ed ecco piombare Kevin Parker e soci a Milano, in un piovoso venerdì sera. Sembrano quasi arrivare da un altro pianeta i cinque australiani, con la loro aria un tantino spaesata, i pantaloni a zampa ed i frangettoni a celare i loro giovani volti. Sanno benissimo dove si trovano, invece, tutti i ragazzi che gremiscono la sala, provenienti un po’ da tutte le parti d’Italia, come testimoniano i diversi accenti udibili nella lunga fila davanti all’ingresso del locale. I biglietti andati a ruba già alcune settimane prima del concerto sono la prova inconfutabile che i Tame Impala, malgrado i soli due album all’attivo, hanno già rapito il cuore di molti anche qua in Italia, dove non capita spessissimo, a dire il vero, di vedere sold-out per band che molti definirebbero di nicchia. Un segnale incoraggiante quindi, come è incoraggiante vedere che esistono ancora gruppi capaci di dare ai fan esattamente ciò che questi si aspettano da loro. Ovvero un’ora e mezza di musica rock vera, suonata come si faceva una volta. Assolo infiniti di chitarra, rullate di batteria, brusche frenate ed improvvise ripartenze, i Tame Impala sanno il fatto loro, dimostrando, malgrado la giovane età, di conoscere già tutti i trucchi del mestiere. L’improvvisazione riveste un ruolo centrale e le canzoni vengono allungate o accorciate a seconda del mood del momento. Già, le canzoni. I complimenti fatti finora alla band australiana non varrebbero nulla se la qualità dei loro brani non fosse eccellente. I Tame Impala, invece, possono contare su un vasto repertorio di piccole gemme, che dal vivo si fondono l’una con l’altra in un ispirato susseguirsi di acide sferzate e psichedeliche cavalcate. I pezzi del nuovo album scatenano i presenti alla pari dei classici del primo disco, dando vita ad una sorta di lunga jam session, intervallata solo dai rari interventi di un Kevin Parker quasi sciamanico, con i suoi piedi scalzi e lo sguardo sognante. L’apice del live è rappresentato dalla doppietta “Elephant” e “Feels Like We Only Go Backwards”, tra le più amate dal pubblico, e dal finale con “Keep On Lying” ed “Apocalypse Dreams”, pezzo davvero epico quest’ultimo, suonato con particolare trasporto dai cinque ragazzi sul palco.
Dopo i saluti i Tame Impala tornano per il bis, eseguendo la graffiante “Half Full Glass Of Wine”, che fa sbucciare le mani ai presenti, speranzosi che lo show si prolunghi ancora, anche solo per poco. Purtroppo “all good things must come to an end”, quindi non ci resta che sperare che non passi troppo tempo prima di rivederli qui dalle nostre parti. Oppure ci si può procurare un biglietto per una delle ultime date europee della band, prima che i cinque attraversino l’oceano per dare inizio al loro tour negli States. Mai come questa volta ne varrebbe davvero la pena.
(Stefano Solaro)
31 ottobre 2012