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Sono in due, suonano con il piglio della band straniera, il loro disco è stato registrato a Londra, ma loro provengono da Roma. I The Wires esordiscono per l’etichetta Ottavo Peccato Records con un disco omonimo di ottima fattura, che trasuda di garage rock scarno ed essenziale, percorso da atmosfere vintage. “The Wires” non ha l’ambizione di essere un disco d’impatto, ma colpisce comunque sin dai primi minuti per il suono ruvido delle chitarre, che sembra uscire direttamente dai sixties. Anche la voce fa la sua parte importante, con quella sua cadenza trascinata, che a tratti pare volutamente stonata. A completare il quadro è il drumming essenziale ma non banale, che riesce a riempire bene il sound.
E sin dalle prime note compare molta psichedelia, territorio che i due musicisti romani conoscono evidentemente bene dato che dai brani di questo lavoro d’esordio si sentono distintamente echi di Spacemen 3 e degli Spiritualized più rumorosi. Le iniziali “Get in new dimension” e “Our pains” sono un ottimo viatico al resto dell’album che non scade praticamente mai nella noia. Con “Screaming next to the church” i due musicisti viaggiano su territori più marcatamente blues, così come in “I wanna come back home”. Insomma questo disco d’esordio dei The Wires è una bel tassello che si inserisce a pieno diritto tra le uscite discografiche interessanti di quest’anno.
71/100
(Francesco Melis)
25 ottobre 2012