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C’è qualcosa di piacevolmente familiare in “Dusty Rainbow From the Dark”. Se mi chiedo da dove viene questa sensazione non ho dubbi: gli anni tra la fine dei Novanta e l’inizio degli Zero. Il trip hop in fase avanzata, gli stretti legami con una certa cultura hip hop, produttori come Dj Shadow e Dj Krush.
Proprio all’inizio degli anni Zero, per l’appunto, Jean-Christophe Le Saoût, proveniente dell’Alta Normandia, comincia la propria attività di produttore tra hip hop, trip hop e turntablism. Attivo in una radio di Mantes La-Jolie, sobborgo a circa 40 kilometri a nord di Parigi, inala hip hop e downtempo in un ambiente, soprattutto in quegli anni, particolarmente ricco di fermento. Ecco, “Dusty Rainbow from the Dark” sembra provenire direttamente da quel periodo. Sembra fatto, messo nel congelatore nel 2002, e scongelato ieri.
In 22 frammenti, legati tra loro col filo sapiente del turntablism, si alternano voci e passaggi strumentali. Ottime le collaborazioni (Aloe Blacc, Mattic, Jennifer Charles, Ali Harter, Charlotte Savary, Shana Halligan, ASM & Mattic, Elzhi & Akua); su tutte la voce celestiale di Sarah Genn in “Down in Flames”, adorabile traccia–manifesto del trip-hip-hop che assume sembianze e sensibilità pop. Per intenderci, un po’ come il risultato del connubio tra Eminem e Dido in “Stan”. All’interno di un discorso coerente come quello che si sviluppa in “Dusty Rainbow form the Dark”, prendono forma questi piccoli momenti “per tutti”, che credevamo confinati ai compianti fasti di fine/inizio millennio.
Un album da cercare e fare proprio, magari nella monumentale doppia versione con tutti gli strumentali. Cose d’altri tempi.
80/100
(Tommaso Artioli)
29 ottobre 2012