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Mentre leggete questa recensione i coniugi Brookln e Ruth Dekker, alias gli anglo-americani Rue Royale, sono impegnati in una lunga tournée europea che toccherà a dicembre anche il nostro paese (vedi date), per promuovere il secondo album “Guide To An Escape” (esce in Italia ad un anno dall’uscita inglese!) e il loro folk pop minimale di cui pare difficile parlare male, date tali sorgenti di ispirazione (dai Fleetwood Mac agli Elbow, dai Radiohead ai Grandaddy). O forzato parlarne a lungo.
Non c’è infatti molto da dire su “Guide To An Escape” album intimista come piace oggidì, una musica da camera a due voci, l’ormai classico mix monocorde di voce maschile e voce femminile sorretto dall’onnicomprensiva chitarra e da una scarna variazione strumentale, soccorsa a volte da una discreta batteria e da un utilizzo equilibrato di elettronica. Undici brani carezzevoli, semplici e carini, che non si contraddistinguono particolarmente tra di essi, e che esauriscono la vis progettuale di fuga annunciata nel titolo nella gentile indicazione verso un’evasione interiore che non trova riscontro nella grigia realtà.
Non è possibile trovare una via si scampo alla trappola che produzioni simili ormai hanno finito per rappresentare, in un’atmosfera sedativa che riassume in sé l’ampia parabola del folk che dalle strade infuocate dell’impegno civile e politico si è gradualmente ripiegato in introspezione fertile ma già individualista, con la quale ci siamo chiusi infine nella nostra stanza, luogo ormai del disimpegno intellettuale che si consola nel tepore di quattro mura con libri, musica, pc, facebook e tecnologici ricordi, ammirando compiaciuti, anche se nel dolore, un grigio inverno.
61/100
(Stefania Italiano)
17 novembre 2012