Share This Article
From Manchester with Love torna il dj producer Andy Stott, vero mago della manipolazione sonora e della commistione tra le varie derive electro emerse negli ultimi anni. Lo fa con otto tracce oscure ed imponenti in bilico tra techno-ambient di matrice industriale ed echi dubstep della Londra di Burial, alternando umori glaciali, battiti sotto i 100 bpm e ritmi campionati. Le voci femminili in sottofondo (in realtà è solo quella della sua insegnante di piano!) completano questa miscela a suo modo esplosiva.
In questo senso “Numb” fa il paio con “Snow” da Further, ultimo dei Chemical Brothers: apre le danze con un loop vocale soul che James Blake approverebbe all’istante, avvolto rapidamente in una spirale ipnotica della quale non riesce più a liberarsi. Se “Lost And Found” flirta ancora con la scuola del primo Pantha du Prince, “Up The Box” rimanda dopo un crescendo fantastico – il suono di un treno in arrivo dal futuro – ai fasti della jungle di Goldie e Photek, da gustare al rallentatore. Poi la sorpresa di “Hatch The Plan”, brano che malgrado la lunghezza nasconde la linea melodica più catchy della raccolta ed è, sulla falsariga di “To Here Knows When” dei My Bloody Valentine, un esemplare di musica da camera per clubber della next generation.
La title track fa ancora meglio; trattasi di un ballabile dal passo felpato, con un groove di basso che non scordi facilmente e rapidi flash come al minuto 2:36 in cui si scorgono barlumi di luce e speranza che non ti saresti mai sognato dopo l’ascolto della prima parte del disco, dove vince un evidente senso di alienazione e decadenza da perdere il sonno. A tutto questo si pone definitivamente rimedio nella conclusiva “Leaving”, volo angelico verso l’ignoto in stile Love Spirals Downwards ma a bordo di un tappeto sintetico.
Come già lo è stato l’esordio di John Talabot ad inizio anno, l’ultimo lavoro di Andy Stott è disco apprezzabile per gli amanti di musica ed imperdibile per quelli del genere.
80/100
(Matteo Maioli)
17 dicembre 2012