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I Tamaryn sono una creatura strana, quanto di più lontano si possa associare al concetto di band. Non si tratta del solito gruppo shoegaze/dream pop: basso, chitarra, batteria e voce. Il nome Tamaryn è incarnazione musicale delle fantasie sonore di Tamaryn Brown e del suo fedele collaboratore, il chitarrista/ produttore Rex John Shelverton. La coppia nasce in quel di New York nei primi anni duemila, per poi spostarsi in California, San Francisco. Anche se la musica dei due non è riconducibile a una città precisa, nasce tra un viaggio e l’altro, da una costa all’altra, senza mai fermarsi.
“Tender New Signs”, secondo album del duo, riprende il discorso lasciato a metà dal primo album “The Waves” (2010), segue il filo rosso dell’immaginazione, tra realtà e sogno ( “While You’re Sleeping, I’m dreaming”). Non esistono confini e limiti spazio – temporali, i suoni si dilatano all’infinito, i brani durano di media quattro minuti, non molto se si considerano i parametri del genere, ma il tempo si ferma e i minuti sembrano ore (“No Exit”, “Transcendent Blue”). La voce eterea di Tamaryn, un incrocio tra Hope Sandoval (Mazzy Star) e Victoria Legrand (Beach House) disegna, con incedere suadente, trame melodiche senza fine, in cui è facile perdersi e non trovare la via del ritorno (“No exits”).
Non ci sono canzoni in senso stretto, non ci sono ritornelli da ricordare e cantare, a tratti tali caratteristiche potrebbero risultare un punto debole, ma non è così. La forza e a dire il vero la peculiarità del disco è la sua vena dispersiva e straniante. “Tender New Signs” è una raccolta in musica di flussi di pensieri, ispirati dalla bellezza pura della natura, troppo spesso sporcata dall’uomo.
67/100
(Monica Mazzoli)
22 dicembre 2012