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Alla Mom+Pop evidentemente la sentono come una missione: periodicamente pubblicare una band che si candida come bandiera del rock&fun. Dopo i Wavves è ora la volta dei Fidlar. La band di Los Angeles, già da qualche mese indicata come “next big thing” per il 2013 pubblica ora il suo omonimo album di debutto.
Chi ha già inquadrato in che territori musicali ci muoviamo non avrà difficoltà ad immaginarsi il contenuto del disco: riff di chitarra piacevolmente sguaiati, lo scanzonato piglio dei Black Lips portato all’apice, tutto in bilico tra punk e garage rock. Nulla di originale, ma il senso di freschezza espressiva colpisce subito e se non ci troviamo davanti a una manciata di potenziali inni generazionali, poco ci manca. In ogni caso non si può rimanere indifferenti al punk rock fracassone e goliardico di “Cheap beer” e “White on white” o dai toni più garage di “Stoked and broke” e “No waves”.
La formula della semplicità compositiva rientra nelle corde dei Fidlar che la sfruttano a pieno nell’arco di tutti i quattordici brani che compongono il disco. “Blackout stout” potrebbe tranquillamente venire fuori da uno dei dischi più recenti dei Black Lips, mentre “5 to 9” in un minuto e otto secondi riesce a mettere sul piatto un’accattivante melodia.
“Cocaine” chiude il disco con un muro chitarre distorte che lo rende forse tra i brani più interessanti. Non sarà un album dalle idee originali come si sarà capito, ma ogni tanto si sente l’irresistibile bisogno di band come i Fidlar.
70/100
(Francesco Melis)
28 gennaio 2013