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I Moon Duo sembrano vivere in un loro mondo particolare fatto di riff, distorsioni e basi che strizzano l’occhio al kraut rock. Accade anche durante i loro concerti, come al Muzak lo scorso novembre dove hanno trascinato il pubblico del piccolo club romano in un autentico viaggio in cui rock e psichedelia sembrano essere i generi catalizzatori. Il nuovo disco “Circles” ha sonorità in parte diverse dal precedente “Mazes”, ma in fondo la linea stilistica è sempre la stessa, ormai marchio di fabbrica del duo. Il cantante e chitarrista Erik “Ripley” Johnson si è reso disponibile a una chiacchierata sul nuovo disco e altri aspetti dei Moon Duo.
Com’è nato “Circles”? È solo un insieme di canzoni o alla base c’è un’unica idea?
Il disco è nato più o meno lo scorso inverno, quando io e Yamada ci trovavamo in un posto isolato nelle montagne rocciose in Colorado. È stato quasi un periodo di meditazione per me e nel mentre che ero lì praticamente da solo stavo leggendo un saggio di Ralph Waldo Emerson, intitolato “Circles”. Da qui nasce l’idea del titolo del disco. Diciamo che questa tematica è entrata anche dentro il disco in alcune canzoni. Di sicuro non si può parlare di un vero e proprio concept album, ma questo tema ne fa parte. “Circles” riguarda la circolarità della natura e della vita. Anche la copertina riflette molto bene quello che è il contenuto del disco. All’inizio avevamo pensato a una copertina in bianco e nero dallo stile minimale, però quella scelta richiama i colori della musica dei nuovi pezzi.
Quali sono secondo te le differenze tra questo nuovo disco e il precedente “Mazes”?
Direi che la scrittura dei nuovi pezzi è stata piuttosto diversa dal passato, così come lo stato mentale mentre componevo. Il posto dove stavo scrivendo i nuovi pezzi era piuttosto in alto, quindi era predominante la neve e il colore bianco. Invece dove sono cresciuto, nel Connecticut, appena fuori New York, l’inverno è grigio, con pioggia, neve e in generale colori più scuri. Contrariamente alle montagne del Colorado dove il cielo è spesso blu e l’aria è frizzante. Questo scenario ha influito notevolmente sulla stesura dei brani del disco.
Quanto è stata influenzata la musica dei Moon Duo dall’esperienza con la tua altra band, i Wooden Shjips?
Molto, anche se vedo i due progetti come diversi tra loro in un certo senso. Penso che la differenza principale stia nel rapporto che hai in una band di quattro elementi rispetto a un duo, per quanto riguarda il modo di lavorare in studio. Nel duo i componenti portano avanti una sorta di conversazione tra amici, mentre in una band si crea quasi un clima da conferenza, in cui vengono fuori diversi punti di vista e occorre mantenere vivo l’entusiasmo e la partecipazione di tutti. Sono due modalità differenti.
Come descriveresti la musica dei Moon Duo in tre parole?
Repetitive drone rock.
Quali sono differenze tra il vostro modo di lavorare in studio e quello che avviene sul palco?
Per alcuni aspetti si tratta di due situazioni diverse. In studio si inizia un lavoro molto lungo, tra l’altro noi non iniziamo mai a lavorare su nuovi brani con le idee chiarissime, magari c’è una struttura in testa ma il resto viene fuori a poco a poco. Sul palco la differenza maggiore è che questo avviene sul momento.
(Francesco Melis)
4 gennaio 2013