KAFKA ON THE SHORE, “Beautiful But Empty” (La Fabbrica, 2013)

2 Comments

  • k
    Posted 31/01/2013 at 11:00

    leggo la recensione e cosa capisco? il nome del gruppo è figo (grazie al cazzo, il LIBRO è figo). la copertina è figa (grazie al cazzo, c’è una bella figa). il genere? Pirate Mexican Porn Rock, cazzo c’entrano i pirati e il messico? e soprattutto non vogliamo mettere la parola porn… poi, non vogliamo approfittare delle numerose date live? bhe vabè magari lo decido io se vale la pena o no?

    sento il pezzo, carino, bel giretto di chitarra orecchiabile, ma il tipo canta come se avesse dei batuffoli di cotone in bocca. i titoli: “berlin”, città figa, “bob dylan” un figo indubbiamente, “lily allen”, n’altra figa.

    insomma è tutto molto cool, poi leggo il titolo del disco. bastava dirlo prima.

    mi raccomando, dopo questo spot andate su musicraiser a versare un po’ di soldi.

    saluti.

  • KotS
    Posted 03/02/2013 at 13:41

    Caro k,
    le tue critiche sono di grande effetto. Peccato che non centrino mai il bersaglio. Nel concreto, nella tua critica non si parla di musica se non per una frasetta in cui la tua furia si abbatte malamente sul nostro cantante. Rileggendo le tue parole, l’unica cosa che traspare davvero è una sorta di prevenzione nel vecchio stampo “cattocomunista” secondo la quale tutto ciò che è curato all’esterno (la copertina, i titoli dei brani e dell’album, il nome del gruppo) necessariamente significa che non ci sia sostanza. La forma e la sostanza si compenetrano. La forma è anche sostanza. Senza stare a fare filosofia da quattro soldi. Facciamo musica. Ben vengano le critiche, e se a qualcuno non piacerà la nostra musica non succede nulla di grave. E’ anche giusto così, ognuno ha i propri gusti. Però non è corretto basare la propria critica solo sulla forma, sull’involucro esterno della nostra musica, sennò dimmi dove avresti ascoltato le altre canzoni oltre “Bob Dylan”.
    La parte su musicraiser e gli spot è un colpo basso, fattelo dire, e neanche troppo elegante.
    Per qualsiasi cosa, se vuoi fare una critica costruttiva che saremo ben lieti di leggere, puoi scriverci sulla nostra mail: kotsband.online@gmail.com

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Se potessi ripercorrere in un attimo, nuotando controcorrente, le rapide di questo fiume oramai giunto al suo estuario, nella estrema fissità di questo mio prossimo viaggio nella noia orizzontale, sceglierei gli anni in cui la volta celeste non era altro che un enorme lenzuolo fatto a cielo e la luna una palla polverosa gettata nel vuoto e catturata con le unghie dall’egoismo del pianeta Terra. E noi, bimbi, cadevamo con essa per sempre, aggrappati in un infinto sprofondo gli uni agli altri, grazie a un gomitolo di lana nera. I grandi dimenticarono in fretta di avere un mondo con certe stelle enormi, sopra il capo, da osservare, mentre noi sacrificavamo la nostra noia migliore per costruire ponti sospesi nello spazio che ci allacciassero a un’agognata luna. La dipingemmo butterata e funesta, con maremoti sulla superficie di un ponto che non era mai tranquillo, ma tutta una schiuma fremente di gorghi e mostri marini. Nuovi esseri di ordinaria malinconia calpestavano un tappeto soffice come zucchero filato sparso su una teglia, in cui si radicavano piante cresciute dolci come torroni. Altre volte immaginammo un balzo da gigante come in mongolfiera, le tante mongolfiere tipiche di una domenica d’estate, un balzo che ci consentisse di fuggire all’avarizia terrestre e alle sue costrizioni. In anni in cui razzi enormi arrugginivano in volo, pensammo a uno sgangherato proiettile cavo sparato negli occhi della luna come nei film dei Meliès, in cui potessimo accovacciarci per il viaggio, assieme ai nostri migliori amici. Ma poi venne il tempo di un leggero disincanto, e, anche sognando a occhi aperti, non potevamo far altro che immaginarci tute e scafandri e missili scagliati a violentare qualche nuovo cielo. E poi, al ritorno, schivare incredibili uragani e tempeste, per posarci placidamente in un mare che ci accogliesse come un telo. Eravamo certo molto giovani e molto felici e pensavamo, con rabbia, di non dover invecchiare mai. (Matteo Marconi) Le puntate precedenti Back To The Future Vol. 9 - Stuart Adamson morì nel 2001 e nessuno ne parla più Back To The Future Vol. 8 - I Vines e il Verona dell'84-'85 Back To The Future Vol. 7 – “I figli degli operai, i figli dei bottegai!” Back To The Future Vol. 6 - Ekatarina Velika (EKV) Back To The Future Vol. 5 - Gli Air sul pianeta Vega Back To The Future Vol. 4 – “Stay” e gli angeli degli U2 Back To The Future Vol.3 - La lettera dei R.E.M. e di Thom Yorke Back To The Future Vol. 2 – Massimo rispetto per i metallari (1987-89) Back To The Future vol. 1 – L’estate di Napster 14 settembre 2010