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Un esordio che non può lasciare indifferenti. Vuoi per il nome di questo ensemble italo-tedesco di base a Milano (ispirato dal romanzo del celebre Haruki Murakami), per la bella cover-art del disco e non da meno la musica contenuta al suo interno, un riuscito mix di rock, blues, cabaret e folk da battaglia che non si prende troppo sul serio.
Gli undici pezzi di “Beautiful But Empty” vedono assoluti protagonisti il piano vintage/rock’n’roll di Vincenzo Parisi e la vocalità teatrale di Elliott Schmidt, americano nato a Dusseldorf. Chitarre pungenti floydiane e ritmiche sostenute ma mai regolari fanno il resto, in un sound che orgogliosamente definiscono Pirate Mexican Porn Rock e in cui si possono riconoscere influenze diverse come i Gogol Bordello in “Bacco”, gli Afghan Whigs nella vibrante “Airport Landscape” e una vena strumentale di matrice doorsiana nella mini suite finale in omaggio a Walt Disney.
Ma i Kafka On The Shore danno il meglio di sè in due brani in particolare: il mantra allucinatorio “Venus” che vede ospite Chiara Castello dei 2Pigeons e “Lily Allen in Green”, nella quale un hammond in stile beat uscito da chissà quale album dei Traffic si unisce a un crescendo ritmico tra spaghetti western e Pogues. Ci sono anche brani più immediati come “Berlin” e “Bob Dylan” che ti si appiccicano in testa dopo un paio di ascolti, ma non per questo mancano di originalità.
L’aspetto più affascinante dei Kafka On The Shore si cela indubbiamente nella dimensione live: sono uno di quei gruppi sempre più rari in cui imprevedibilità, perizia tecnica e spleen poetico si fondono in qualcosa di straordinariamente vicino a chi ascolta. Con queste premesse meglio approfittarne, viste le molte date in programma nei prossimi mesi in giro per lo stivale.
PS: Solidarietà nel denunciare il furto di una tastiera, tre chitarre ed amplificatore ai danni del gruppo il giorno 27 a Milano. Questo non basterà a fermare i ragazzi!
73/100
(Matteo Maioli)
31 gennaio 2013
2 Comments
k
leggo la recensione e cosa capisco? il nome del gruppo è figo (grazie al cazzo, il LIBRO è figo). la copertina è figa (grazie al cazzo, c’è una bella figa). il genere? Pirate Mexican Porn Rock, cazzo c’entrano i pirati e il messico? e soprattutto non vogliamo mettere la parola porn… poi, non vogliamo approfittare delle numerose date live? bhe vabè magari lo decido io se vale la pena o no?
sento il pezzo, carino, bel giretto di chitarra orecchiabile, ma il tipo canta come se avesse dei batuffoli di cotone in bocca. i titoli: “berlin”, città figa, “bob dylan” un figo indubbiamente, “lily allen”, n’altra figa.
insomma è tutto molto cool, poi leggo il titolo del disco. bastava dirlo prima.
mi raccomando, dopo questo spot andate su musicraiser a versare un po’ di soldi.
saluti.
KotS
Caro k,
le tue critiche sono di grande effetto. Peccato che non centrino mai il bersaglio. Nel concreto, nella tua critica non si parla di musica se non per una frasetta in cui la tua furia si abbatte malamente sul nostro cantante. Rileggendo le tue parole, l’unica cosa che traspare davvero è una sorta di prevenzione nel vecchio stampo “cattocomunista” secondo la quale tutto ciò che è curato all’esterno (la copertina, i titoli dei brani e dell’album, il nome del gruppo) necessariamente significa che non ci sia sostanza. La forma e la sostanza si compenetrano. La forma è anche sostanza. Senza stare a fare filosofia da quattro soldi. Facciamo musica. Ben vengano le critiche, e se a qualcuno non piacerà la nostra musica non succede nulla di grave. E’ anche giusto così, ognuno ha i propri gusti. Però non è corretto basare la propria critica solo sulla forma, sull’involucro esterno della nostra musica, sennò dimmi dove avresti ascoltato le altre canzoni oltre “Bob Dylan”.
La parte su musicraiser e gli spot è un colpo basso, fattelo dire, e neanche troppo elegante.
Per qualsiasi cosa, se vuoi fare una critica costruttiva che saremo ben lieti di leggere, puoi scriverci sulla nostra mail: kotsband.online@gmail.com