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Lebowski & Nico “è un contenitore di storie di ordinaria demenza quotidiana, di nascita e morte, di improbabili ultimi desideri, prima che il male ci distrugga”. Li presenta così la stravagante etichetta BloodySound Fucktory, e l’ensemble jesino non fa nulla per sfuggire a questa definizione di portavoce di una nuova generazione X. Meno modaiola de Lo Stato Sociale e più vicina all’ironia disincantata degli eroici Elio e Le Storie Tese.
La formula musicale è: prendere il classico suono della new wave – Devo e Gang Of Four in primis – e rivederlo in chiave indie pop, arricchendolo di liriche dissacranti. Il non-sense si scontra con atmosfere esotiche alla Talking Heads in “Mutatis Mutande”, “Sei uno sprovveduto” è un pastiche un po’ electro e un po’ hip-hop mentre nell’iniziale “Mattia Pascal” il nuovo membro Nicola Amici “Nico” introduce un sax allo sbando dal sapore Roxy Music. I testi per nulla scontati e l’immagine da sfigatelli sono i punti di forza di un gruppo che è alla ricerca di una propria indipendenza musicale.
“Kansas City” ricorda un po’ “E-Pro” di Beck, ma è un ottimo lancio da public relations della quotidianità funkazzista (“Oggi ho fatto veramente niente però l’ho fatto veramente bene”) come una buona Propaganda insegna. “Avevo un sogno nel cassonetto” è il pezzo più ricercato e drammatico, l’amara storia dei nostri trentanni. “Bang! Shit! Styling” si propone come probabile secondo singolo, forte di un ritmo incalzante tra ska e cyber-punk e di un testo che si prende un po’ meno sul serio (“Mi piace quando ascolto Eminem”).
Alla produzione Giulio Ragno Favero, già con Il Teatro degli Orrori e One Dimensional Man, per un discreto prodotto che speriamo possa far parlare di sé e farsi apprezzare dal vivo.
69/100
(Matteo Maioli)
16 gennaio 2013