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Che bel titolo! Semplice e circoscritto, come i metri che limitano un monolocale dentro cui si agita una rivoluzione intima fatta della narrazione dolente e pacificata della propria vita, dei fatti piccoli e di resistenza quotidiana. “La rivoluzione nel monolocale” primo album di Alì (Stefano Alì), bassista dei siracusani Froben, compie una piccola e gradita rivoluzione che non mira alla distruzione della storia ma all’edificazione ferma, solida, su pietra, della propria vita mentre tutto è in tempesta. Trentadue minuti che gravano sull’anima col peso di una voce pastosa dolce-amara, divisa tra meditazione rassegnata e pulsante attesa di qualcosa mentre “Alla tv programmi demenziali/Ci disegnano la sorte/del belpaese”.
Testi scarni e privi di retorica, mai cinici o menefreghisti neppure quando fronteggiano la visione di un paese che quieto aspetta “l’aumento dello spread, l’affitto e la recessione” finché “È giunto il sabato… E ci si veste a cazzo”, mai facili al sentimentalismo neppure quando la musica si riempie della visione dell’amata. Un album indipendente, dunque, pensato da un artista che fida nella musica come mezzo della rivoluzione, che si ostina a “vendere ancora oro” nonostante tutti noi non si sia più quelli di una volta.
La produzione e l’attiva collaborazione di Lorenzo Urciullo (Colapesce, Albanopower) sono prova inoltre di un’altra piccola rivoluzione, quella di un contenitore musicale geograficamente delimitato, quello siciliano, dove i talenti uniscono le forze in una rete artistica originale e personale, che quando incamera gli stilemi esterni lo fa per riprodurli con nuovi colori e nuovi misteri.
Avanti con la rivoluzione!
67/100
(Stefania Italiano)
26 febbraio 2013
1 Comment
Mestyna
Mi ricorda molto Fabrizio Coppola! La voce pastosa intriga e inquieta al contempo…