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Saranno i SybiAnn ad aprire all’ultima data del mini-tour italiano di Holy Other che passerà in settimana da Roma (Circolo degli Artisti, 20 febbraio), Milano (Spazio Concept, 21 febbraio). Torino (Astoria, 22 febbraio) e infine sabato 23 febbraio proprio al Bronson di Ravenna per il terzo capitolo della rassegna Black Sun.
La band romagnola scelta per aprire al produttore britannico è ormai prossima all’esordio sulla lunga distanza, registrato nei neonati Deposito Zero Studios. Nell’EP omonimo del 2010 i cinque si inserivano nell’onda lunga scatenata oltreoceano dai Black Dice con una tribalità più edulcorata e vicina a Liars e This Heat. Nell’atteso esordio che abbiamo ascoltato in anteprima, i SybiAnn (facebook + soundcloud) accentuano i loro tratti più Paw Tracks (l’etichetta di DC creata dagli Animal Collective), ma ci centrifugano vaghe suggestioni da soundtrack di Carpenter e Howarth, lampi baleari e improvvise ipnosi ambientali. Da controfigure esotiche degli Holy Fuck (non di Holy Other che è un’altra cosa). Di italiano hanno solo la provincia di provenienza (Forlì-Cesena), ecco due esempi.
Holy Other, che abbiamo apprezzato a Brooklyn nel festival organizzato da Pitchfork per la maratona CMJ, ha bisogno di poche presentazioni. Mancuniano, diviso tra Berlino e Goteborg, è tra le ultime meteore della Triangle Records, etichetta newyorkese che promuove un’elettronica downtempo e retrogusto soul/rnb (How To Dress Well, oOoOO, Aluna George, Balam Acab). Dopo un promettente EP, è esploso lo scorso anno con “Held”, un compendio garage romantico e avvolgente, più spettrale e meno ruffiano di James Blake.
Questo un estratto dalla sua comparsata italiana della scorsa estate, al Node Festival di Modena.
(Piero Merola)
19 Febbraio 2013