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Un originale moniker cela un artista di Brooklyn classe ’82, Arthur Ashin, arrivato al secondo album. Lui lo definisce un disco failure pop senza precisa direzione, il sottoscritto un piccolo grande capolavoro in un mondo sempre più plastificato per la musica ad alto consumo.
“Anxiety” vive su due livelli differenti: da una parte l’interprete Ashin con le sue liriche, dall’altra la musica che le contiene, in un rapporto sia di contrasto che di simbiosi. Mi spiego meglio… il newyorkese canta gli alti e bassi della vita privata di ognuno di noi tra promesse, speranze e disillusione, eppure la sua proposta electro-r’n’b con qualche spruzzata di funky qua e là risulta estremamente vitale e ricercata.
Autre Ne Veut, traduzione francese di “Non penso a nessun altro/a”, catalizza e rielabora in questo lavoro le più svariate influenze. Emergono così dall’ascolto la riverenza verso certo soul d’autore alla Marvin Gaye specie nel singolo “Counting”, il tributo alla grande tecnica vocale di Annie Lennox nel falsetto di “Gonna Die” e a divi eighties quali Michael Jackson e Whitney Houston (vi dice niente il titolo “I Wanna Dance With Somebody”?). Infine una strizzatina d’occhio alle produzioni delle stelline pop Katy Perry e Rihanna – evidente in “Don’t Ever Look Back”, forse il pezzo più debole del lotto.
In “Anxiety” c’è molto altro, dalla stupenda “Promises” che surclassa con la stessa ricetta del loop ad effetto gran parte del canzoniere di Grimes a “Warning”, quasi un omaggio al Prince del periodo “Purple Rain” nelle sue schitarrate ed impennate vocali. “Ego Free Sex Free” è una dichiarazione d’indipendenza dalle pene dell’amore, nonchè il refrain di maggiore effetto pieno zeppo di synth al limite del pacchiano che si sa, fanno molto clubbing. Niente in confronto al vero capolavoro di Autre Ne Veut, due pezzi ambiziosi ed incredibili ad aprire e chiuedere l’album, gli unici sopra i cinque minuti di durata. Vi troviamo crescendo emozionali, il caldo ausilio vocale delle sorelle Zambri (mi sono dovuto informare!) ed una perfezione negli arrangiamenti che un nome medio della scena r’n’b potrebbe raggiungere dopo dieci anni di carriera. “Play by Play” preannuncia sin dai primi versi un lavoro maturo e di classe, ma soprattutto mi ha lasciato una sensazione nuova ed indelebile per un brano pop, come di trovarsi in un vortice dal quale sembra impossibile uscire e di condividere una storia tutta racchiusa in una disperata supplica. La paura, quanto mai fondata, di restare soli.
Perciò caro Autre Ne Veut, don’t ever leave me alone.
83/100
(Matteo Maioli)
11 Marzo 2013