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I marchigiani Drama Emperor approdano al disco di debutto dopo il bell’EP omonimo (rilasciato in download gratuito) del 2010. Il trio prosegue e arricchisce così di nuovi elementi il proprio percorso di ricerca, che sa colpire l’ascoltatore innanzitutto per la molteplicità di suggestioni e azzardi stilistici di volta in volta evocati.
“Paternoster in Betrieb” è un disco poliglotta non solo per l’effettivo impiego di una triplice lingua (un italiano-inglese-tedesco che è al tempo stesso meno della somma delle parti e più di ciascuna di esse) ma anche e soprattutto per il gusto avventuroso che domina le invenzioni strumentali così come le trame compositive in cui queste ultime vanno ad inserirsi. Il sostrato di base è costituito da un allucinato post-punk (tra Ex e Savage Republic, passando per gli Eisturzende Neubaten) virato industrial, con fortissimi inserti kraut-psichedelici quando non apertamente jazzistici. La tavolozza è dunque variabilissima, senza tuttavia perdere troppo in definizione d’assieme.
I beat liturgici dell’iniziale “Other Side” aprono lo spazio al capriccio doom-techno, a tratti quasi berlinese, di “Teknicolor” (acceso da improvvisi interludi cameristici). La stessa marzialità da catena di montaggio Ddr si ritroverà nel mantra “Abser”, singolo dell’album. Ma il meglio arriva nella litania cold-wave di “Phrase Loop”, dove si ascolta la voce auto-decostruentesi del poeta GianMaria Annovi, o nelle tentazioni avant-rock di “Dead or Technology”, che potrebbe essere un pezzo dei Wire, giù fino alla pece swansiana della finale “Second Floor”(da seguire l’arabesco africaneggiante del sassofono che avvinghia il suo nerissimo cabaret).
Disco come detto assai complesso e composito, da scoprire piega dopo piega, a riconferma di una via tutta italica all’avanguardia, in bilico tra rumore ed esperimento, che forse non è più affare esclusivamente italiano.
70/100
(Francesco Giordani)
3 marzo 2013