Share This Article
L’etichetta Sub Pop in campo alternative è sinonimo di qualità, ha fatto e sta facendo ancora la storia della musica indipendente americana. I Pissed Jeans ne fanno parte dal 2007, quando uscì per la suddetta label “Hope for men”. Non poteva essere altrimenti, il cantante Matt Korvette, il bassista Randy Huth, il chitarrista Bradley Fry e il batterista Sean McGuiness sono figli del sottobosco hardcore statunitense degli anni ottanta reaganiani, fatto di piccole fanzine ed etichette, concerti in piccoli scantinati e rabbia iconoclasta.
“Honeys” è il ritorno in grande stile, la violenza sonora è sempre la stessa, quella dei dischi precedenti, dell’esordio “Shallow” e dei successivi “Hope for Men” e “King of Jeans”. Uguali a se stessi con fierezza e disinvoltura, i Pissed Jeans non cambiano la loro proposta musicale di un virgola, non ne hanno voglia e sono nemmeno interessati a farlo, se ne fregano dei canoni estetici dell’ascoltatore medio. “Honeys” non è un disco per tutti, non è per le masse, è rivolto a una nicchia, agli amanti della visceralità hardcore punk e dell’irruenza noise. La ricerca della melodia, dell’armonia non è una prerogativa dei Pissed Jeans, non c’è mai stata e mai ci sarà. Le urla concitate di Matt Korvette, novello David Yow (si senta “You’re different”), i ritmi serrati e claustrofobici, caratterizzano l’album.
Non c’è via di scampo, come in un vicolo cieco, la direzione seguita è una sola, ed è quella di un incedere sfrenato, pazzo e dai toni irriverenti (“Bathroom laughter”, “Vain in costume”). Con buona pace di chi si aspettava qualcosa di più orecchiabile.
70/100
(Monica Mazzoli)
9 marzo 2013