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Fra una mazzata sui denti e una carezza acida, i californiani Thee Oh Sees sfornano l’ennesimo capitolo all’insegna della compattezza e della fisicità del r’n’r. Da quando “Castelmania”(pubblicato da In the Red Records nel 2011) ha allargato i confini, la band di John Dwyer & Co non ha smesso di moltiplicare le idee in maniera a dir poco esponenziale e quello che ne è scaturito è sicuramente destinato a rimanere catalogato sotto la voce “musica aperta”. Perché c’è ancora chi continua ostinatamente a inserire gli Oh Sees nel filone del garage revival, ma il presente è qui, ora, e le urla bellicose di Brigid Dawson non vogliono emulare ma scacciare le streghe dei tempi nostri.
“Floating Coffin” è un disco sicuramente meno solare dei precedenti (fa eccezione la melma di “Dog Poison” del 2009), dominato dalla nevrosi di chi vive costantemente minacciato dalle guerre e dalla violenza. Ma proprio questa tensione è scaricata attraverso dieci canzoni schiacciasassi che superano la velocità della luce per paura di essere classificate. Punk? Troppo inflazionato. Rock’n’Roll? Troppo accondiscendente e divertente. Garage? La smettiamo di tirare in ballo le macchine parcheggiate negli anni settanta? Che cosa sono allora oggi i Thee Oh Sees? Un gruppo che non a paura di lasciarsi andare, di prendere a schiaffi chi si gongola nella certezza delle mode; quattro animali da palcoscenico che continuano a sfornare dischi per esigenza fisica senza fatica alcuna, inanellando spesso brani vicinissimi alla perfezione. Non fa eccezione questo “Floating Coffin” che è più coeso rispetto al precedente “Putrifiers II” ed è pure più cattivo, veloce, pesante ma al contempo schizzato e aggressivo.
Dall’iniziale “I Come From the Mountain” si viene catapultati nel mondo colorato ed anfetaminico dei quattro paladini della Bay Area (cinque in questo caso vista la presenza alla seconda batteria di Lars Finberg) che alternano momenti potenti e roboanti quali “Toe Cutter/Thumb Buster” oppure velocissimi e in crescendo (oramai un marchio di fabbrica) come in “Maze Fancier”, con sghembe litanie in odor di folk stralunato (la vischiosa e marziale “Night Crawler” e l’ipnotica ballata rock con archi “Minotaur”).
Questo, Signore e Signori, è il presente. Fra trent’anni ne riparleremo, riascoltando la musica dei Thee Oh Sees che (oggi) lo stanno raccontando in maniera perfetta.
75/100
(Nicola Guerra)
22 maggio 2013