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Se occorresse individuare il difetto maggiore dei Crocodiles, si potrebbe indicare con certezza la poca originalità. Allo stesso tempo è evidente come uno dei pregi della band americana sia la qualità nella scrittura dei brani. E i brani che compongono “Crimes of passion”, quarto disco del gruppo capitanato da Brandon Welchez sono di ottima qualità. E pazienza se i riferimenti musicali del seguito di “Endless Flowers” sono facilmente individuabili a primo ascolto. Quello che rimane impresso è la solidità del disco e la facilità di presa delle melodie sin dal primo ascolto.
“Crimes of passion” ha un occhio che guarda ai sixties e un altro che invece percorre gli usuali territori shoegaze. Vengono quindi abbandonate certe sonorità più pop del suo predecessore, per immergersi in un disco solare e allo stesso tempo coerente in ogni sua parte nell’utilizzo delle chitarre e delle melodie vocali. Forse è la prima volta che si vedono i Crocodiles convinti della direzione musicale da prendere. Tanto da piazzare in apertura un singolo come “I like it in the dark” che tanto ricorda alcune produzioni dei Primal Scream. Si nota subito, rispetto a “Endless Flowers”, l’abbandono di un sound fin troppo pulito e probabilmente poco congeniale alla band statunitense. Qui invece ritornano le chitarre più sature e in generale un suono che richiama le prime produzioni dei Crocodiles. In tanti passaggi del disco pare di risentire i Jesus & Mary Chain più ispirati. A questo si deve aggiungere l’esercizio di stile di “She splits me up”, quasi una citazione degli Stone Roses.
“Crimes of passion” è un disco che diverte e si lascia ascoltare, baste che non si pretenda di trovarci dentro qualcosa di nuovo e poco derivativo.
70/100
(Francesco Melis)
16 settembre 2013