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Un concerto ben riuscito, con punte di sano entusiasmo. Kate Nash col suo nuovo stile un po’ riot un po’ Joan Jett convince, soprattutto in una venue come il Covo in cui l’interazione con il pubblico e il sentirsene parte diventano requisiti fondamentali all’artista in gioco.
Arrivo troppo tardi per le Tuts, “la versione femminile delle Libertines” sul loro Bandcamp, in procinto di terminare un set che immagino piuttosto garage-pop. Tranquilli, le rimandiamo a più tardi nel racconto della serata. Il locale è pieno quando arriva Kate, accompagnata da tre splendide donzelle alle chitarre, basso e batteria; la stessa cantante imbraccerà in alcuni momenti dello show una chitarra e un basso firmato FIDLAR. A dominare sono i brani del disco uscito (eheh!) il giorno del mio ultimo compleanno, e curiosamente mi trovavo proprio a Bologna per l’evento dedicato a Lucio Dalla.
“Girl Talk” è un lavoro discreto, più vivace del precedente album, anche se non al livello di scrittura di “Made of Bricks”. Punti ne guadagna dal vivo: bel lavoro di chitarra solista in “Death Proof”, a metà tra colonna sonora tarantiniana e i Long Blondes; “Conventional Girl” strizza l’occhio al surf dei Beach Boys e “Fri-end” suonata a gran velocità in pieno stile bubblegum-punk. “OMYGOD” plagia il tema di Grease ma perdoniamola, è trascinante. Grande accoglienza anche per “Do-Wah-Doo”, con il chorus cantato a squarciagola.
Per il sottoscritto e per i presenti i veri botti sono altri, la classica “Mouthwash” e l’apoteosi di “Foundations”, nonché una confidenziale e stupenda “We Get On” primo dei bis. La precedono “Grrl Gang”, cover per l’appunto dei FIDLAR e “Under-Estimate The Girl”, con tanto di invasione di palco – e manna per gli occhi – delle Tuts e di ragazze dalle prime file che si mettono a ballare e cantare. Qui da Bologna posizione Covo Club, stagione 2013-2014, siamo solo all’inizio.
(Matteo Maioli)
7 ottobre 2013