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Cosa ti aspetti dai Cut Copy? Nient’altro che un disco del genere.
In fondo, se i tributi alle sonorità dance anni Novanta si sprecano, perché i Cut Copy dovrebbero distinguersi? Loro che c’hanno fatto una fortuna con la cassa dritta, con rullanti di quell’annata e sintetizzatori eurodisco di due decenni fa. “Free Your Mind” arriva ormai cinque anni dopo il capolavoro “In Ghost Colours”, co-prodotto da Tim Goldsworthy (il socio DFA di James Murphy) e perfetta sintesi electro-pop di una costellazione di influenze che dal pop psichedelico sconfina appunto nell’house e nella disco da happy hour. Nel mezzo il più sofisticato (e meno immediato) “Zonoscope”, figlio della tradizione Eighties. E passato troppo sotto silenzio, forse per il peso per l’eredità di uno degli album più ballati e significativi degli anni Zero. Ma anche per l’assenza di una serie di potenziali singoli pop del livello del predecessore (“Feel The Love”, “Out There On The Ice”, “Hearts Of Fire”, “Lights And Music”). Nonostante, a dirla tutta, “Need You Now” o “Take Me Over” non fossero poi da meno.
“Free Your Mind” prova a ripercorrere la via maestra dei Cut Copy da grandi platee, con un sound semplice, schietto, meno costruito di quello di “Zonoscope”. Dal primo estratto “Let Me Show You Love” emergono quei rimandi da trance vagamente madchester nella progressione che segue lo stridente prologo synth-pop molto “Zonoscope”. Meno New Order e Talking Heads, più Happy Monday, insomma. Rimandi presenti anche nell’altro estratto screamadelico che ha anticipato l’uscita di “Free Your Mind”, “Take Me Higher”. La stessa titletrack ha un retrogusto simile, ma la melodiosa voce di Dan Whitford è diventata inconfondibile, qualsiasi brano può prendere la propria traiettoria, ma diventa immediatamente un brano dei Cut Copy. Al costo di suonare monotoni, poco originali e ripetitivi, i quattro australiani hanno creato un’alchimia subito identificabile. Le melodie e i crescendo sono sempre spietati. “We Are Explorers” si pianta subito nel cervello, muovere la testa diventa un riflesso involontario. “Footstep” sembra un restyling intellettuale degli Snap, ma con o senza climax da dancefloor, il risultato non cambia. “In Memory Capsule” l’incedere revival funky è travolto da una fosforescente cascata di flash anni Novanta.
A livello compositivo, la prova strappalacrime o strappamutande non manca nemmeno in questo disco. Già in passato le ballad elettroniche agrodolci da Hot Chip oceanici (o se preferite da Phoenix 2.0) che rispondono al nome di “So Haunted”, “Strangers In The Wind”, hanno rivelato l’anima “cantautorale” dei Cut Copy. Nel nuovo LP c’è “Dark Corners and Mountain Tops” per i cuori più ostinatamente fragili.
Il solito problema? Emisferico, come per “Zonoscope” che era uscito a febbraio. “Free Your Mind” arriva all’inizio della primavera australiana, nel mezzo del nostro autunno. E i loro brani diventano colonne sonore estive del nostro emisfero un’estate dopo. Ci risentiamo tra qualche mese.
74/100
(Piero Merola)
6 novembre 2013