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Una Scaletta di venti classici per uno Show impeccabile. E la terza S sta per Suede.
La data unica italiana dei paladini del britpop lascia sulla pelle la sensazione di aver assistito ad un concerto-evento: quasi sold-out all’Estragon, con inglesi, giapponesi, milanesi e romani uniti in una sola voce, quella da singalong richiesta da un Brett Anderson apparso davvero in forma e istrionico come ai bei tempi, con la classica camicia aperta e la sua presenza unica sopra e sotto il palco tra le braccia dei fan.
Anche i brani presentati, con l’album “Dog Man Star” a farla da padrone e “Head Music” suo debole contraltare, si sono rivelati estremamente efficaci e mai copia sbiadita del gruppo che ebbe tra le sue fila un certo Bernard Butler, ovvero il Mick Ronson degli anni novanta. Semmai Richard Oakes è rimasto meno giovane degli altri, un pò paffuto e ingessato nei movimenti ma non per questo più che degna chitarra solista a spalleggiare la voce penetrante di Anderson.
Dicevamo le canzoni. Quelle cose che creano il divario tra i Suede e la maggior parte dei gruppi della loro generazione. E i londinesi ne hanno a palate, di grandi canzoni, se è vero che io lamentavo l’assenza di “Electricity”, una ragazza di Pistoia conosciuta successivamente al concerto quella di “New Generation” e gli amici con me cantavano “Pantomime Horse” uscendo dalla sala.
Insaziabili, magari. Perchè i Suede hanno proposto “The Asphalt World” identica in magia all’originale del 1994. Brett ha aizzato il pubblico e si è dimenato sulle note di “Metal Mickey” e regalato una nuova veste a “She’s In Fashion”, pur rinunciando al falsetto del ritornello. “For The Strangers” è il nuovo classico tra le ballad e “Beautiful Ones” il pezzo che conoscerebbero a memoria anche un eschimese e un nepaliano.
“It Starts And Ends With You” infine una dichiarazione di intenti pura e semplice, buona per una meravigliosa band.
(Matteo Maioli)
25 novembre 2013
foto Altsound