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Nella grande famiglia delle band figlie dei Tame Impala ci sono anche i The Assyrians. Un nome esotico dietro al quale in realtà si raccolgono quattro ragazzi milanesi che hanno da poco inciso “Tundra”, il loro primo disco.
Il mare magnum del rock psichedelico tanto di moda negli ultimi anni è talmente grande e profondo che arrivare a farsi notare in superficie è molto complicato.
Gli Assyrians ci riescono, e per una ragione prima di tutte: suonano bene.
Il rischio di chi si cimenta nel revival è quello di cercare in maniera ossessiva chissà quali soluzioni musicali, una illusoria originalità nei suoni, quando invece ciò che conta di più è la freschezza, l’immediatezza, anche per un genere tanto articolato come il psych-rock.
“Tundra” degli Assyrians suona esattamente come il primo disco di una buona band: buone canzoni, belle soluzioni sonore, tendenza al riascolto. “Hellebore”, “Fossyls”, e “Ocean” sono i pezzoni, e lasciano spazio anche a momenti più distensivi: “Baobab”, “Astronaut” e “Tundra” allungano i suoni, canzoni di tre minuti che sembrano in realtà lunghissime ma che non stancano.
L’amore per mamma-Tame Impala è evidente. Potrebbe infastidire qualcuno, siamo a tanto così dal plagio ma in chi scrive c’è più che altro la consapevolezza serena per cui assomigliare ai Tame Impala mica è un difetto. “Tundra” è quindi un disco prima di tutto semplice: si ascolta e si ascolta bene. Agli Assyrians va proprio il merito di fare quello che più conta se si vuole fare musica, e cioè le belle canzoni. Lodi anche alla copertina.
73/100
(Enrico Stradi)
27 novembre 2013