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Quella di Cavriago è la seconda e ultima toccata e fuga italiana dei Wampire, band all’esordio composta da Rocky Tinder e Eric Phipps, due amici d’infanzia che con questo progetto sembrano aver individuato il punto di svolta di un percorso artistico iniziato in Oregon con le proficue partecipazioni alla rigogliosa scena house locale.
I Wampire miscelano con disarmante semplicità il buon vecchio rock’n’roll con le atmosfere sintetiche degli anni ’80. Detta così, l’impresa suonerebbe azzardata, ma il duo di Portland è davvero ben assortito e sin dalle prime note l’impressione è che nel backstage la band abbia trangugiato acqua santa shakerata con sangue di dannati danteschi. Nella dimensione live, Eric e Rocky si dedicano esclusivamenti alle voci e alle chitarre, visto che al banchetto dionisiaco partecipano anche i tre cerimonieri (basso, batteria, synth) chiamati a completare l’assetto da palcoscenico.
Le tensioni sonore e di genere trovano maggior sfogo nei brani più espressivi, che non a caso occupano i primi due posti nella tracklist dell’album d’esordio “Curiosity” (Polyvinyl Records, 2013), prodotto da Jacob Portrait degli Unknown Mortal Orchestra. “The hearse” ricalca alla perfezione la formula magica di classici diamanti darkwave e acquista personalità grazie all’abbondante ricorso ad effetti di riverbero vocale e alla dissacrante melodia che sembra provenire dall’organo abbandonato in una chiesa sconsacrata, mentre “Orchards” ti catapulta sul sedile posteriore di una Cadillac nera modello 62 guidata da Link Wray attraverso polverosi e sinistri paesaggi rurali, disabitati di giorno e infestati da serial killer e lupi mannari di notte. Non a caso, per arricchire la scarna scaletta, la band cala l’asso dalla manica e delizia i trenta paganti con una versione vampirizzata di “Rumble!”. La seconda farcitura arriva con l’omaggio ai Kraftwerk, altro riferimento piuttosto mirato e ammirato. I restanti brani tratti dall’album filano via lisci lisci senza cali di ritmo.
Le atmosfere del disco sono state dunque riproposte con fedeltà e potenziate da una quadratura ritmica in grado di scuotere anche gli osservatori più statici. Nel complesso, gli interventi elettronici sono stati accuratamente dosati e ben si sono amalgamati con le frequenti sfumature rockabilly. Insomma, la curiosità per lavori futuri è già alta e, secondo quanto affermato da Eric a fine concerto, il nuovo album è già in cantiere. Sarà interessante capire quanto e come l’esperienza di questo primo tour mondiale verrà capitalizzata nel processo creativo.
(Michele Scaccaglia)
25 novembre 2013