Share This Article
2013. Classifica di fine anno.
Ho ricordi nitidi del taglio della torta al mio matrimonio, con “Race for the Price” dei Flaming Lips ad aprire letteralmente le danze, lo sguardo felice dei miei nonni assordati dalle chitarre di “Weight” di Mikal Cronin e l’euforia nel bere birra alla spina con il sottofondo di “Sound and Vision” del Duca Bianco. Ho fatto le cose davvero per bene nonostante non mi chiami Galbani. Soddisfatto della sonorizzazione delle emozioni. Questi tre artisti sono entrati di diritto in classifica solo per il fatto di avermi accompagnato nella strada più scoscesa. Gli altri se lo sono indubbiamente meritati per i motivi a seguito.
Buon anno! Nick
1. The Flaming Lips, “The Terror”
Le storie possono finire. Ma il coraggio di aprirsi per raccontare il dolore e il terrore della solitudine in modo così sincero solo questi ex “ragazzi” fuori di cranio potevano regalarmelo. Il punto più alto della loro carriera. Il disco più bello di questo splendido 2013.
2. Mikal Cronin, “MCII”
Studiare è sempre buona cosa. Abbinare anche la passione per il r’n’r può far nascere dischi così pieni di passione, per di più suonati da Dio.
3. David Bowie, “The Next Day”
Aspettare senza avere fretta ripaga. Il tempo che sembra essersi fermato e le canzoni che diventano istantaneamente dei classici. Finalmente del nostro presente.
4. Deadburger, “La fisica delle nuvole”
La poesia e il rumore non sono mai andati così d’accordo.
5. Kurt Vile, “Wakin on a pretty daze”
Il mare di Barcellona e il vento freddo di quei giorni di festival , la musica che non se ne va più via e i dieci minuti di “Wakin on a pretty day” che sono stati l’aeroplano sul quale concedere lunghe soste di divagazioni mentali.
6. Baustelle, “Fantasma”
“Arrivi e dici dolcemente, che vecchio stupido che sei , ed accarezzi con la mente le rughe che ti regalai. E vieni a vivere con me, un mondo atroce vieni qua a sopportarne la follia e dammi figli e oscenità e tenerezza e dignità. Non ho amato mai nessuno come te”.
7. Deerhunter, “Monomania”
L’Indie rock che si tinge di nero pece.
8. Grant Hart, “The Argument”
Il rock di “Morningstar” traina un album complesso, articolato e a tratti difficile. Ma quanta bellezza quando la voce di Grant si fa teatrale e rievoca il tempo che fu senza mai chiamare in causa gli Husker Du. Crescere significa anche questo.
9. Primal Scream, “More Light”
Ancora luce. Non più stroboscopica ma piena di rifrazioni.
10. Human Eye, “4: Into Unknown”
Impossibile pensare di trascorrere un anno senza un album che all’occorrenza ti ricorda che moriresti per questo tipo di rock’n’roll.
Rimasti fuori ma ascoltati e riascoltati
David Lynch, “The Big Dream”
Odierno Blues.
Eleanor Friedberger, “Personal Record”
Il Pop.
Miss Chain & the broken heels, “The Dawn”
Il Pop parte seconda.
Massimo Volume, “Aspettando I Barbari”
La verità.
Charles Bradley, “Victim of Love”
L’amore.
Quello che non ho ancora ascoltato ma che sicuramente sarebbe entrato in classifica
The Warlocks, “Skull Worship”
Con il bene che vi voglio.
Cave, “Threace”
Me ne parlan troppo bene…e poi il funk che vuole scoparsi il krautrock mi eccita da morire.
Le Ristampe più belle
Mad Season, “Above”
Finalmente!!!
Half Japanese, “Half Gentlemen/Not beast”
Ancora a dire: lo potrei fare anche io. Peccato non averne il coraggio.
Scott Walker, “Scott: The Collection 1967-1970”
La terra di mezzo.
Le raccolte da leccarsi I baffi
AA. VV Scared To Get Happy, “A Story Of Indie Pop 1980-1989”
Felici e al contempo tristi di gioire nelle nostre camerette.
Scott Morgan, “Three chords and a clouds of dust”
Coerente a se stesso nonostante le intemperie del tempo.
I momenti da cancellare
La morte di Jason Molina. Quella di Kevin Ayers. Quella di Lou.
I momenti da ricordare
I Flaming Lips a Las Vegas.
Tutto quello che sta per arrivare.
(Nicola Guerra)
Collegamenti su Kalporz:
Nicola Guerra Awards 2012
Nicola Guerra Awards 2011
Nicola Guerra Awards 2010
29 dicembre 2013