Share This Article
In tempi dove tutto scorre veloce, automatizzato, frenetico, insensato e soprattutto destinato a stimolare l’attenzione ma mai a cercare di ancorarsi alla nostra coscienza, il progetto “La fisica delle nuvole” dei toscani Deadburger (a detta loro) potrebbe essere un suicidio commerciale. Potrebbe se la recettività dell’ascoltatore medio si sintonizzasse su quelle frequenze d’onda schizzate che bombardano notizie flash senza dare modo di comprendere un messaggio, approfondire un concetto e tantomeno assaporare un momento.
Invece proviamo a lasciar decantare questo progetto suddiviso in quattro capitoli per tre dischi come un buon vino, lasciamoci rapire dalla potenza delle parole, abbandoniamoci al flusso della musica, ascoltiamo e dedichiamo(ci) tempo. Io l’ho fatto e questo disco è entrato in me; per settimane la mia smania di cercare la novità dietro l’angolo è diventa abitudine nel portarmi dietro questo cofanetto di color grigio colmo d’arte, poesia, sperimentazione, gioia, dolore, musica e fantasia.
Una factory che ha rielaborato quattro colonne sonore nate per il teatro e le ha riadattate agli umori odierni, contaminandole con il rock, il noise, il jazz e il cantautorato e le ha vestite di sostegno fisico (davvero bello l’artwork e i disegni del fumettista Paolo Bacilieri), quasi a voler rimarcare che l’arte ha bisogno di un abito per poter sfilare nella passerella della vita.
“Puro Nylon (100%)” è il primo cd attribuito ad Alessandro Casini, Vittorio Nistri e Tony Vivona, ma è tutto il gruppo che vi collabora e ne scaturisce un disseminato e zizzagante work in progress di parole e musica, elettronica e poesia, umori e tremori del nostro tempo incerto, con sorprese gradite quali la voce di Odette di Maio in “1940/Madre” e il clarinetto del “prezzemolo” Enrico Gabrielli in “Variazioni su un campione di Erik Satie # 1:RE”. Immaginate dei reading ispirati alla Beat Generation (il libro “Puro Nylon” da cui scaturisce questo progetto favoriva la trasposizione di alcuni scritti) e avrete più o meno chiara l’attitudine della performance di questi trentatre minuti liberi. Libertà che prende il volo nel secondo dischetto, suddiviso in due parti: “Micro-onde” e “Vibro-plettri”. Noise estremo che riesuma i Sonic Youth nella deragliante strumentale “La mia vita dentro il forno a microonde” e l’ambient friggicervello (in realtà davvero “friggi” in quanto tutti i suoni di questi quattro brani sono stati riprodotti utilizzando un normale forno a microonde) di “Micronauta”; poi i secondi quattro brani davvero “eccitanti” suonati da oggetti sessuali (anelli Durex, dildi ecc…) che vanno a stimolare una chitarra elettrica nello stesso modo in cui voi vi accingete a far diventare il vostro amplesso qualcosa di speciale ed unico. Terzo e ultimo capitolo è “La Fisica delle Nuvole” ad opera solo Deadburger, molto più vicino a “C’è ancora vita su Marte” del 2007, più simile alla forma canzone (si fa per dire) e più rock rispetto ai due dischi di sperimentazione. La bellissima title track, fra Massimo Volume, jazz e post rock intimista, la chitarra wah-wah di “Cose che si rompono” con Paolo Benvegnù alla voce, l’elettroacustica “Deposito 423” e il cantautorato corale diviso in tre atti di “C’è ancora vita su Marte”.
Ora basta solo concedersi un po’ di tempo, abbandonare per un attimo la frenesia di inseguire effimere mode e lubrificare le rotelle di un cervello che fortunatamente ha ancora bisogno dell’arte per continuare a girare.
85/100
(Nicola Guerra)
13 gennaio 2014