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Stephen Malkmus, colonna portante della scena underground a stelle e strisce, con la sua backing band – the Jicks – ritorna sulle scene musicali dopo tre anni di assenza (“Mirror Traffic” era del 2011). Se ne sentiva la mancanza. Malkmus, mente dei compianti Pavement, è ottimo scrittore di canzoni, anche se non sempre i dischi con i Jicks si sono dimostrati pienamente riusciti, spesso è mancato quel quid di omogeneità compositiva e continuità qualitativa nel quadro d’insieme dei brani.
“Wig Out at Jagbags” non presenta difetti di tal fatta, è anzi un album con una scrittura limpida: una raccolta di canzoni pop solari e spensierate. Malkmus dimostra di essere oramai un autore maturo, capace di colpi da maestro, quali infilare il motivetto orecchiabile al posto giusto nel momento giusto – si senta il primo singolo “Lariat”. La base di partenza del processo creativo – implicita nella sostanza, esplicita nella forma e nel modus scribendi – è il ritorno agli anni novanta, ma non quelli dei Pavement.
Malkmus si è innamorato dei primi Weezer e ce lo dichiara con una canzone come “Rumble at Rainbow”, in perfetto stile power pop. Il suono finale risulta naturalmente più sporco e ricco di una “Buddy Holly”, il pop – per Malkmus – è un linguaggio musicale con cui giocare e divertirsi, lo usa e sfrutta a proprio piacimento, come gli torna meglio, lo distorce, virando verso direzioni sonore molteplici: soluzioni rock con una forte impronta chitarristica ruvida e graffiante (“The Janitor revealed”, “Shibboleth”) e altre più classiche con l’utilizzo sapiente di fiati (“Chartjunk”, “J Smoov”).
“Wig out at Jagbags” non sarà il disco che cambierà le sorti della musica, ma in fondo Malkmus non suona più per stupire, ma per coinvolgere il pubblico con canzoni ben scritte, con uno smaccato gusto pop, alla sua maniera di “vecchia” – si fa per dire, ha 46 anni – “star” del rock alternativo americano. I Pavement sono sempre più lontani, i Jicks sempre più vicini.
75/100
(Monica Mazzoli)
5 febbraio 2014