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Così di primo acchito i New Madrid non hanno nulla di speciale, se non una spassosa coincidenza che tanto vale raccontare: i New Madrid abitano in una città che si chiama Athens, nello stato della Georgia, negli Stati Uniti.
A parte le coincidenze topografiche e non, dicevo che i New Madrid non sono una cosa che fa cascare dalla sedia al primo ascolto. Vuoi perché suonano quel tipo di psych-rock che negli ultimi anni va tanto di moda, vuoi perché anche nelle sortite folk non si inventano nulla di nuovo e anzi nei coretti assomigliano anche un pochino ai Fleet Foxes, vuoi che hanno anche i capelli lunghi come i musicisti alternativi più avanti. Insomma, ascoltando il loro secondo disco “Sunswimmer” la sensazione è di qualcosa di piacevole, ma nulla di più.
Bene.
Invece succede che se gli ascolti proseguono, il disco e la tua idea del disco prendono tutta un’altra piega. È proprio quando lo smetti di ascoltare che “Sunswimmer” dimostra di essere un buon disco, perchè comincia a mancarti: fatta eccezione per quel pezzone-singolone di lancio carichissimo che è “Manners”, i New Madrid riescono a catturare per le atmosfere languide e ipnotiche di tutto il resto delle canzoni. Il pezzo di apertura “All Around The Locust” parte piano ma poi si riverbera un po’ come i Tame Impala, “Homesick” prova ad avvicinarsi un pochino al pop senza strafare, “And She Smile” e “Dead Legs” sembrano suonate sott’acqua.
Insomma, più che per i suoni anni ’90 alla Sonic Youth, che comunque funzionano subito subito, il disco dei New Madrid convince per i passaggi caldissimi e assolati di tutto il resto del disco: più che il garage rock, il piscina-al-sole rock. Splash. Vedere la copertina, infatti.
74/100
(Enrico Stradi)
7 marzo 2014