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Monday Will Never Be The Same. Lo dicevano gli Husker Du, lo dico io dopo questo 24 febbraio 2014. Il ritorno in Italia di Suzanne Vega ha regalato la magia tipica della musica senza tempo.
L’atmosfera magica di un locale storico come il Bravo Caffè di Bologna, due chitarre sul palco, l’altra dello storico collaboratore Gerry Leonard (presente anche negli ultimi lavori di David Bowie) e una voce evocativa come quella di Suzanne che un momento canta del primo amore di gioventù (“Gypsy”) per poi passare a una storia tratta dalla Bibbia, pur essendo buddista (“Jacob and The Angel”). Si comincia con “Marlene on The Wall“ arrivando in un soffio di vento a “Crack in The Wall”, alimentata da un beat lontano tra folk celtico e accordi discendenti, specialità di casa Vega. Altro pezzo nuovo è “Fool’s Complaint”, in questa versione acustica che suona ariosa e ricorda, almeno a me, i Whiskeytown di Ryan Adams. A testimoniare la bontà dell’ultimo lavoro “Tales from the Realm of the Queen of Pentacles”: innovativo nel proporre un blues moderno quale “I Never Wear White”, emozionale nel fingerpicking (manco fosse James Taylor) di “Horizon”.
Ma che classe dal vivo, canzoni che farebbero sciogliere l’intero Polo Nord. Pensi di sentirci di tutto in queste versioni, Joni Mitchell, Fleetwood Mac, Peter Gabriel, i Buckley, i Beatles mccartneyani (“In Liverpool”), il tutelare Bob Dylan. E che intrecci di melodie tra chitarre, con Leonard intento a dipingere più che a suonare. Gerry che mi sono trovato per caso fianco a fianco, giusto il tempo di sorseggiare un calice di Franciacorta (lui) e osservare il check a pochi attimi dallo show.
Suzanne Vega – Crack in The Wall by Lovvo D’Indie on Mixcloud
Non c’è un attimo di respiro, quando passi da un capolavoro all’altro. Da “Small Blue Thing” a “Left of Center” è un set impeccabile e buono per tutti i gusti, che culmina nella doppietta “Luka”/”Tom’s Diner” accolta con un’ovazione dai presenti. La seconda in particolare pare una cover della cover, cioè la famosa versione dei britannici DNA che la stessa casa discografica della Vega, la A&M, finì per realizzare piuttosto che portare in tribunale per infrangimento di copyright. La moda del sampling ha anzi finito per attirare Suzanne verso territori a lei ignoti, perché l’hip-hop di 50 Cent e “Candy Shop” ispira versi e musica di “Don’t Uncork What You Can’t Contain” del nuovo album, “A Drinking Song”, salutata dal battimani e condita di un aneddoto sul pubblico russo e la sua fedeltà alla vodka. E prima di “Luka”, grandiosa come sempre, Suzanne Vega ringrazia per l’accoglienza ricevuta durante il lungo e affaticante tour, chiusosi in questa data unica italiana al Bravo Caffè.
E il bis? L’artista californiana ma newyorkese di adozione annuncia una sorpresa in veste di omaggio ad un grande cantautore. Altri non è che Lou Reed e il pezzo in questione “Walk on The Wild Side”, di cui offre un’esecuzione sentita e ben lungi dall’essere malinconica. “Rosemary” chiude la serata (in appendice un’ora di autografi) così. “All I Know Of You is in My Memory, and All I Ask is You Remember Me.” Una serata indimenticabile.
Suzanne Vega – Gypsy by Lovvo D’Indie on Mixcloud
La scaletta di Suzanne Vega:
Marlene On The Wall
Caramel
Fool’s Complaint
Crack In The Wall
Jacob and The Angel
Small Blue Thing
Gypsy
The Queen and The Soldier
Don’t Uncork What You Can’t Contain
Song of The Stoic
In Liverpool
Some Journey
Left of Center
I Never Wear White
Luka
Tom’s Diner
Walk On The Wild Side (Lou Reed Cover)
Horizon (There is A Road)
Rosemary (Remember Me)
(Matteo Maioli)
6 marzo 2014
foto di George Holz