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I fratelli Michael e David Champion hanno negli occhi il blu della gioventù, non solo perché vivono sull’Isola di Wight, ma perché il loro album d’esordio “Down like gold” porta in grembo sentimenti e tormenti tipici della migliore età esacerbati dall’ambivalente relazione con la scialba realtà circostante. E non si può certo discutere sulla qualità e sulla freschezza di questo disco. Un disco romantico, che parla d’amore e quindi, come essi stessi ammettono, non può trasmettere poi così tanta tristezza come a un primo distratto ascolto può sembrare. Almeno non più di quella che l’amore stesso può suscitare. I dolori di relazioni compromesse, il senso di solitudine e d’insoddisfazione trovano nella musica dei Champs la propria valvola di sfogo, nonché il mezzo per districare la matassa interiore e lanciare al mondo esterno un grido d’aiuto o, almeno, un desiderio d’empatia. E la potenza del messaggio e talmente nitida da abbagliare l’ascoltatore, costringendolo nella buona e nella cattiva sorte a condividere questa discesa nei meandri dell’anima. Un viaggio che non cela solo lati oscuri. Anzi, le forme e i contenuti dei brani sembrano celebrare in ultima istanza la lotta per la vita e la sete d’infinito che spinge a lottare per non sprofondare nelle paure e nelle paranoie interiori.
Analizzare i brani singolarmente non avrebbe alcun senso e violenterebbe la natura stessa del prodotto, che si mantiene sulla linea del pop-folk onirico dall’inizio alla fine, con un brano d’apertura solenne quanto funereo, che invita i partecipanti ad abbassare le luci per calarsi nel mood con dignitoso rispetto. Voci a tratti molto calde, a tratti androgine, si alterano e si alternano, si rincorrono e si intrecciano, disegnando di frequente parabole fiabesche che profumano d’Amour, Imagination, Rêve.
“My spirit is broken” spezza la storia in due con ritmi e melodie postpunk, senza scadere nel parodiaco. Sarebbe il brano di spicco per qualsiasi band frigida all’esordio. Ma i Champs frigidi non sono, sia nella mente che nel cuore, e impressionano proprio per la maturità artistica e umana con cui affrontano trionfalmente temi complessi e spesso oscuri. E, oggigiorno, un disco capace di suscitare qualcosa è sicuramente un disco da tenere ben stretto. E se quel qualcosa riesce a scoperchiarti l’anima anche solo per un secondo, non può che essere un successo.
80/100
(Michele Scaccaglia)
11 Aprile 2014