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Islanda e calore. Un ossimoro certo, eppure lascia proprio questa sensazione, un live dei Múm: musica amena nello spazio e nel tempo che riesce ad essere vicina alle corde dell’emozione.
A parte che i Nostri, timidi e piuttosto compiaciuti dell’entusiasmo ai piedi del palco del Bronson, hanno istituito una sorta di Club in risposta a quello celeberrimo di Tyler Durden aka Brad Pitt. Prima regola del Múm Club: non sei ammesso se non sai suonare qualsivoglia tipo di strumento, meglio se ricercato. Seconda regola del Múm Club: suonare e ringraziare con il sorriso stampato sulle labbra. Terza regola del Múm Club: assolte le prime due sinequanon regole, siamo molto (più) fighi dal vivo (che su disco), checché se ne possa pensare.
“The Land Between Solar System”, classicone da “Finally We Are No One”, apre i giochi – immobile e magnetica come sempre, un biglietto da visita per la prima parte di carriera della band. La folktronica “Blow Your Nose” identifica invece la fase “Sing Along To Songs You Don’t Know” datato 2009; il chitarrista e polistrumentista Örvar Þóreyjarson Smárason, membro fondatore dei Múm e superstite dal 1997, descrive questo brano “A volte forte, a volte calmo, a seconda del nostro stato d’animo”. Un arpeggio leggero, entra il violoncello e le voci si legano all’unisono: ditemi voi. Ossatura della scaletta l’inevitabile filotto di estratti dall’ultimo “Smilewound”, dove a vincere è il mood minimale dell’arrangiamento, basato oggi su electronics e ritmica dirompente.
C’è spazio sulle note delle riuscite “Toothwheels” e “One Smile”, al limite della patchanka quest’ultima, anche per i balletti della violoncellista Hildur Guðnadóttir e di Mr Silla aka Sigurlaug Gísladóttir: momenti quasi da dancefloor se paragonati alla barocca “Green Grass Of Tunnel” e al bis da lullaby con “The Island of Island’s Children”.
L’abilità esecutiva sovrasta talvolta l’originalità nella scrittura, ci troviamo di fronte ad una proposta diversa sì da Bjork e Sigur Ros ma con le stesse radici e finalità di fondo. Non si può comunque negare che si tratti di un gruppo che abbia cercato di cambiare, oltre i propri membri, anche la direzione della propria proposta musicale. Resta difficile pensare che accontenteranno mai gli amanti di punk-rock e new-wave. Semplicemente o li ami o li odi, questi perfezionisti islandesi.
La scaletta:
The Land Between Solar Systems
Slow Down
The Colourful Stabwound
Blow Your Nose
A Little Bit, Sometimes
Green Grass Of Tunnel
Weeping Rock, Rock
The Ballad Of The Broken Birdie Records
Toothwheels
One Smile
The Ghosts You Draw On My Back
Now There’s That Fear Again
The Island Of Children’s Children
(Matteo Maioli)
14 aprile 2014