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Giornata di grazia sulla Croisette, e non solo per via di un sole che ha costretto il popolo di accreditati statunitensi a sfoderare i cappellini per evitare che la testa andasse a fuoco. Dopo i primi giorni, quando si stentava a trovare opere davvero in grado di convincere, il Festival di Cannes sta sfoderando un colpo al cuore dopo l’altro. Ieri la giornata è iniziata con Deux jours, une nuit, nuovo parto creativo dei fratelli Dardenne con protagonisti Marion Cotillard e Fabrizio Rongione nei panni di marito e moglie, con due giorni a disposizione durante il week-end per convincere i colleghi di lavoro della donna a votare contro il suo licenziamento il lunedì mattina. Un’opera essenziale, che si muove nel solco della poetica dei due registi belgi riducendo all’osso qualsiasi istinto narrativo – anche troppo – per perseguire nella scelta del pedinamento della protagonista, che va di casa in casa a parlare con coloro che dovranno decidere del suo destino. Un ottimo film, anche molto condivisibile nella sua lettura politica della società, ma che in fin dei conti non aggiunge un granché al cinema dei Dardenne. Facile comunque prevedere che possano ottenere un premio.
Parlare di “esordio” per Ryan Gosling può apparire quasi un’eresia, visto che l’attore canadese è sulle scene negli States da quando era bambino, eppure Lost River segna il suo passaggio dietro la macchina da presa. Per l’occasione Gosling sfodera un inaspettato talento visionario, masticando rimasugli di Lynch e Winding Refn, per raccontare una storia d’amore e resistenza urbana. Notevole, anche se è tutto da capire se questa esperienza rimarrà un unicum all’interno della sua carriera. Chi vivrà, ecc.ecc.
Dopo una frenetica corsa sulla Croisette per coprire nel più breve lasso di tempo possibile la distanza che divide la Salle Debussy dal Marriott, ci siamo intrufolati in sala per assistere alla proiezione di Queen and Country, ultima fatica di John Boorman, uno che si fatica certo a definire esordiente. Battute a parte, Queen and Country (che riprende le fila autobiografiche di Boorman da dove erano state abbandonate venti e passa anni fa in Anni ’40) è uno dei film più leggeri, intelligenti e divertenti visti in questi giorni, ritratto ironico e sarcastico dell’Inghilterra degli anni Cinquanta che non lesina stilettate contro l’esercito, messo alla berlina in più di un’occasione. La sistemazione nella Quinzaine è senza dubbio apprezzabile, ma forse sarebbe stato doveroso concedergli di concorrere per la Palma d’Oro, vista anche la veneranda età del regista.
Da un veterano a un giovanotto di belle speranze: sempre alla Quinzaine è stato presentato Whiplash, opera seconda di quel Damien Chazelle che alcuni anni fa sorprese la critica con l’eccellente esordio Guy and Madeline on a Park Bench. Whiplash, pur molto meno estremo e personale del precedente, conferma le doti registiche di Chazelle, che nel raccontare la storia di un aspirante batterista jazz regala un incipit sontuoso e un crescendo finale da pelle d’oca, che ha fatto scaturire un applauso fragoroso e sincero in sala. In realtà la serata sarebbe poi terminata con una lauta cena al ristorante libanese, ma su questo dettaglio glissiamo volentieri. Anche perché oggi arrivano Jean-Luc Godard e Isao Takahata, e ne vedremo delle belle. Ah, se ne vedremo delle belle!
(Raffaele Meale)
21 maggio 2014
Film cast – Presentation – Lost River © FDC / C. Duchene