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Prima serata della rassegna Acieloaperto e alla Rocca Malatestiana è subito il botto. Seicento circa le presenze, per un evento all’insegna dell’elettronica di classe e di un’organizzazione impeccabile.
Si apre alle 19 e c’è spazio e tempo per bevicchiare, magnà, seguire un’intervista radio a Lorenzo Nada e ascoltare djset che spaziano da un remix duretto di “Everything In Its Right Place” alla morbidezza black di The Weeknd; quando sale in consolle il “local” ToffoloMuzik, la Rocca è già in fermento. Ed eccolo appunto Lorenzo Nada, più noto come Godblesscomputers, comparire sul palco allo scoccare delle 21. Carico e rinfrancato dalle ottime recensioni di “Veleno”, il lavoro più contemporaneo (poiché uscito ad inizio aprile) a questo evento se considerati tutti gli artisti del cast. Riconosciamo belle versioni di “I Cry” e “Nothing To Me”, abbinate a chicche quali il re-work di “We Got The” dei Beastie Boys perchè anche hip-hop è quello che suona; Godblesscomputers si avvicina allo stile musicale di Kode 9 e Four Tet, con un taglia e cuci sperimentale abbinato ad un beat fresco seppur scuro, ed è forse l’unico in questo momento storico a proporre roba del genere in Italia. Chi si permette di criticarlo, è solamente rimasto indietro.
Pochissimi istanti intercorrono tra l’uscita di scena di Godblesscomputers e il party in salsa eighties (con titoli come “’84 Dreamin’”!) proposto da Com Truise. Un passato in ambito drum’n’bass e da remixer di Neon Indian e Daft Punk, il newyorkese Seth Haley presenta un sound più robusto – non a caso a vederlo Com Truise passa per guardia del corpo di se stesso – fatto di strati di synth e, nei momenti più dilatati, ammiccante alla chillwave: “Controlpop” da sola si erge ad ideale ponte tra due millenni di musica elettronica, servendo Kraftwerk per le nuove generazioni. Da sottolineare il fantastico gioco di visual durante il set, a formare vortici che aumentano con i bpm e l’avanzare sinuoso della musica. L’ultimo lavoro di Com Truise è l’EP “Wave 1” di febbraio scorso, più visionario e personale rispetto alle precedenti uscite, da cui viene “suonata” la conturbante “Subsonic”.
E finalmente, Gold Panda. Alfiere della label Ghostly International, il producer londinese classe ’80 ha sbancato nel 2013 con “Half Where You Live” ed è diventato uno dei nuovi assi della minimal-techno nonché headliner dei maggiori festival europei e non, grazie all’indole clubbing proprio dell’ultimo disco. Riduttivo però parlare di un solo genere, laddove le ritmiche spezzate ed i continui stravolgimenti di tema (uniti agli inserti di world music) fanno la fortuna di Gold Panda. Pezzi come “Junk City II” sono adrenalina pura, “Brazil” un instant-classic; “Marriage” e “We Work Nights” una doppietta di esotismo condito di un tocco cinematico. Dietro di lui, le immagini proiettate da VJ FatCat dal RoBOt Festival raccontano di un viaggio senza sosta del Nostro, dall’Oriente a cui ha dedicato la maggior parte della sua esistenza fino a Berlino dove realizza i suoi dischi. E poi geometrie, astrattismi, colori e paesaggi “sparaflashati”: uno spettacolo nello spettacolo. Le bordate infinite di “You” regalano le ultime scariche di entusiasmo di un evento magnifico, solo il primo (di quattro) di una lunga estate romagnola.
(Matteo Maioli)
6 giugno 2014
foto di Cosimo Vestito