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Spesso ci si accorge delle grandi cose soltanto quando queste ormai sono già finite. Questo vale anche e soprattutto con i dischi.
Quando uscì “Smother” ormai tre anni fa, dei Wild Beasts si conosceva poco: cominciavano a portare con sé un discreto chiacchiericcio, ma di certo non ci si aspettava un disco così pregiato. Della sua grandezza ci si rende ancora più conto ora che esce “Present Tense”, il quarto album: non perchè questo ultimo sia un disco inferiore, ma perchè si realizza definitivamente quanto Smother abbia segnato chiaramente il giro di boa per la band inglese.
Pur evitando drastici cambi di rotta, e conservando quanto di meglio riuscito fino ad ora, “Present Tense” è un disco che cerca di allontanarsi dai precedenti. E per farlo, i Wild Beasts danno molto più spazio alla vocazione elettronica, che fino ad ora era rimasta marginale – se non latente. Non che ora svolga ruoli da protagonista, ma di certo si dimostra la struttura più adatta per valorizzare il raffinatissimo contrasto di voci di Hayden Thorpe e Tom Fleming, riuscendo a cucirci intorno un sensuale ed oscuro ricamo di synth-pop. In fondo quello che i Wild Beasts hanno cercato di fare con “Present Tense” è proprio questo: fare un disco pop, ma alla loro maniera. Le atmosfere malinconiche che da sempre contraddistinguono il loro suono non spariscono, ma ora riescono meglio e convincono del tutto.
Dall’iniziale “Wanderlust” all’ultima traccia “Palace”, “Present Tense” è un disco che racconta il tempo presente dei Wild Beasts (appunto), della loro maturazione, forse della loro consacrazione definitiva. È in tutta la durata dell’album che si percepisce questa evoluzione, anche nei titoli delle canzoni: “Pregnant Pause”, “New Life, “Mecca” e la già citata “Wanderlust” raccontano molto meglio di chi scrive come, chiuso il cerchio dei primi tre dischi, di fronte ai Wild Beasts ci sia uno spazio nuovo, enorme, tutto da scoprire.
80/100
(Enrico Stradi)
19 maggio 2014