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Del talento o presunto tale di Dylan Baldi si è discusso a lungo. Per alcuni niente più che un discreto musicista power-pop, per altri il nuovo re Mida del post-hardcore, destinato a raccogliere lo scettro di mostri sacri come Bob Mould e Ian MacKaye. Si dice spesso che la verità stia nel mezzo, ascoltando “Here and Nowhere Else, però, la sensazione è che ad avere ragione fossero quelli che vedevano nei Cloud Nothings una band di sicuro avvenire.
L’ultima fatica del trio di Cleveland è un album entusiasmante, strabordante di furore, passione ed energia. Più denso e claustrofobico rispetto al precedente “Attack on Memory”, che a tratti indulgeva in ammiccamenti college-rock, il nuovo lavoro è la dimostrazione che nel 2014 si può ancora lasciare il segno con solo chitarra, basso e batteria.
Dietro al mixer non c’è più Steve Albini, sostituito egregiamente da John Congleton: il risultato è un suono meno pulito e più stratificato, che non perde mai in compattezza nonostante la deriva noise della maggioranza dei brani. La struttura dei pezzi, solo all’apparenza semplice, offre in più di un caso deviazioni inaspettate. L’esempio perfetto è la caustica “Psychic Trauma”, che si apre come un alienante hyperballad dal sapore vagamente grunge, per trasformarsi, con un imprevedibile cambio di tempo, in una furiosa cavalcata emocore. Una nota di merito va poi al lavoro svolto dal bassista TJ Duke e, soprattutto, da Jayson Gerycz alla batteria. Il suo drumming incendiario segna indelebilmente alcuni dei brani migliori (su tutti “Just See Fear”, che odora di Dinosaur Jr.), facendo venire in mente i fasti del Dave Grohl versione Nirvana.
La scrittura di Dylan Baldi ha raggiunto un nuovo livello di maturità. Più imprevedibile e schizofrenica rispetto al passato, ha conservato la propensione per la melodia e la conseguente immediatezza (ascoltare per credere “Now Hear In” e il singolo “I’m Not Part of Me”).
Difficile oggi trovare un altro autore capace di reinterpretare un genere musicale che sembrava aver dato tutto con lo stesso carisma e la stessa autorità con cui riesce a farlo questo ventiduenne dell’Ohio.
“Here and Nowhere Else” è un netto balzo in avanti per Baldi e la sua combriccola di rocker.
Un album che naviga in un mare di nevrosi, rabbia e dubbi, ma che trova alla fine una sua riconoscibile coerenza di base, vitale e, a tratti, perfino euforica. Con questa prova i Cloud Nothings si ritagliano definitivamente un ruolo di primo piano tra le grandi band americane.
E il meglio, probabilmente, deve ancora venire.
85/100
(Stefano Solaro)
27 giugno 2014