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Quando alle 21.30 circa di martedì 3 giugno Tom Verlaine fa il suo ingresso sul palco all’Alcatraz di Milano per molti è un sogno che si avvera. “Marquee Moon” dei Television è un album epocale, senza se e senza ma. Ascoltarlo per intero dal vivo oggi è, come cantava De André, un privilegio raro. E pazienza se sono passati quasi quarant’anni dalla sua pubblicazione: la grande musica non ha tempo, né età.
Tom Verlaine non somiglia neanche lontanamente a quel ragazzino pallido e allampanato che capeggiava sulla copertina dello storico primo album dei Television. Il frontman della band di NYC ora è un sessantenne dall’aspetto ordinario. Lo stesso vale per il bassista Fred Smith, mentre per Billy Ficca il tempo sembra essersi fermato; la chioma riccioluta del batterista è quella di sempre, il look, trasandato e rock’n’roll, anche. Appare in forma anche Jimmy Rip, che sostituisce alla chitarra Richard Lloyd, unico assente della formazione originale.
Durante l’accordatura degli strumenti che precede l’inizio dello show il pubblico trattiene il respiro, respiro che viene lasciato andare e trasformato all’unisono in un grido di gioia appena parte “See No Evil”, primo brano in scaletta. È l’inizio di un concerto da raccontare ad amici e parenti; quasi un’ora e mezza nella quale vengono riproposti, spesso in forma estesa, brani che sono entrati di diritto nella storia della musica. Certo, i membri della band non sono più dei ragazzini, non ci si può aspettare di vederli saltare o dimenarsi sul palco, ma la classe e lo stile sono quelli di sempre. “Elevation” è uno di quei pezzi che non vorresti finissero mai; ascoltarlo suonato in unica lunga sessione insieme a Little Johnny Jewel, altro brano storico, è una di quelle cose che da sola vale il prezzo del biglietto. L’interminabile jam di “Persia”, poi, ci ricorda perché “Marquee Moon” ha completamente rivoluzionato il modo di suonare la chitarra. Dalla sei corde di Verlaine fuoriescono suoni difficili da descrivere: a tratti si inerpica su per scale irraggiungibili ai comuni mortali, a tratti emette dolci stridori che ricordano più un violino che una chitarra. Jimmy Ripp, dal canto suo, non sbaglia un colpo, né quando fa da spalla a Verlaine con riff secchi e precisi, né quando si prende il ruolo del lead come nella sempre splendida “Friction”.
Quando alla fine arriva il momento tanto atteso della title-track i presenti in sala vanno letteralmente in visibilio. “Marquee Moon” viene eseguita alla perfezione e, come da copione, dilatata oltre i suoi dieci minuti di durata, con Verlaine e soci che si concedono il lusso di troncare il ritornello finale. Applausi a scena aperta e occhi lucidi.
L’encore è “1880 or So”, brano tratto dal terzo e ultimo album dei Television, uscito nel 1992. Anche in questo caso la band piazza in coda un’altra lunga jam che, se possibile, tocca vette ancora più alte di quanto suonato in precedenza.
Di reunion in questi anni se ne sono viste parecchie, la maggior parte per soldi, poche per passione. Nel caso dei Television ci prendiamo il rischio di dire che non ce ne frega assolutamente nulla di indagare le motivazioni che li hanno spinti a tornare sul palco. Ci interessa solo la musica. E quella della band di NY non ci stancheremo mai di ascoltarla.
(Stefano Solaro)
10 giugno 2014